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Cinque secondi
C’è un uomo che vive da solo, in una tenuta di campagna che sembra stare alla periferia del mondo. Si sveglia ogni mattina con gli arpeggi di Place To Be di Nick Drake come suoneria della sveglia. Il suo è un regno decaduto: senza più luce, con le mura corrose dall’umidità e le gocce che dal cielo percolano sulle vettovaglie. Ha gli abiti logori e la barba incolta, il volto è vigile ma spento. Non vuole più avere a che fare con il mondo, gli fa male, come avrebbe detto Giorgio Gaber. Eppure, il primo gesto ogni mattina è inviare un messaggio di buongiorno, un pensiero, e l’ultimo, la sera, una buonanotte: un rituale d’amore ma non si sa verso chi, lo si scoprirà solo alla fine. Tutti quei messaggi restano senza risposta, come il suo abisso interiore: silenzioso e doloroso.
È questo il mood iniziale di Cinque Secondi, ultimo film del regista Paolo Virzì che già in passato ci aveva abituati a sferrare pesanti fendenti alle distorsioni di una società sempre più preda di cortocircuiti di senso (Tutta la vita davanti, Il capitale umano). In Cinque Secondi questa critica sottesa, ferma ma mai ingombrante, sfiora la poesia, ondeggiando tra il pathos e la leggerezza, l’esecrazione e l’arte, complice anche un Valerio Mastandrea in stato di grazia nei panni del protagonista. [...]
Viviamo in un mondo in cui chi ha occupato e devastato territori per decenni si presenta improvvisamente come mediatore e garante della stabilità internazionale. Così è apparso Donald Trump al Knesset, celebrato come il geniale interprete del vecchio schema politico problema–reazione–soluzione. Il copione è rodato: si alimenta il conflitto, lo si gestisce e infine lo si pacifica a proprio vantaggio. Il risultato è una coreografia perfetta da prima serata: ostaggi liberati, strette di mano, sorrisi e flash. Eppure, dietro la retorica [...]
A chi ha figli sarà certamente capitato di dover gestire la situazione in cui i bambini, dopo un momento di raccoglimento in cui sono assorti nei loro pensieri, se ne escono con le domande esistenziali più improbabili e disparate.
L’ultima che mi è stata rivolta è questa: qual è il primo colore che è apparso sulla terra? aggiungendo poi che probabilmente era il rosso, ma senza avere una minima idea di spiegazione. Provenendo la domanda [...]
Quando la Comunicazione Nonviolenta (CNV) è entrata nella mia vita, le parole hanno assunto un colore e un profumo più intensi e diversificati. Prima di parlare, e persino quando ascolto, cerco di scegliere con cura le parole che abitano la mia mente e che, poco dopo, prenderanno voce, dal cuore, attraverso la mia bocca. Sono molto più consapevole quando uso parole che feriscono, che giudicano e che creano distanza invece di connessione. Non sempre riesco a costruire quei ponti che permettono ai cuori di incontrarsi [...]
I nomi Daniel Ek e Martin Lorentzon vi dicono qualcosa? Per farla breve stiamo parlando degli inventori di Spotify, piattaforma di streaming ideata in Svezia nel 2006 dalla brillante intuizione dei due giovani e ufficialmente attiva dal 2008 con l’obiettivo di rendere fruibile la musica, dando una spallata alla pirateria musicale (Napster ed eMule galoppavano e si scaricava a più non posso). In poco tempo Ek e Lorentzon hanno ottenuto le licenze necessarie dai più importanti detentori dei diritti musicali [...]
C’era questo monaco tibetano che ha meditato per anni, proprio sulla sponda di un fiume, e ogni anno si consumava sempre di più: freddo, gelo, intemperie, una volta il fiume ha esondato e lo ha trascinato via per molti chilometri, ma lui niente, ha continuato a meditare. Lo hanno ritrovato pieno di fango e ferite, ma non aveva smesso di meditare, forse giusto il tempo di salvarsi la vita, non che fosse una cosa particolarmente difficile per lui, evidentemente.
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Nel 1985, in tutte le radio del mondo, si poteva ascoltare una, se non più volte al giorno, la canzone che divenne una delle hit più famose degli anni ’80: We Are the World. Tutti ricordano il brano e l’altrettanto celebre videoclip, scritto da Michael Jackson e Lionel Richie e prodotto da Quincy Jones. Per l’occasione fu creato il supergruppo composto da 45 artisti USA for Africa con l’obiettivo di raccogliere fondi, attraverso le vendite del disco, per la popolazione etiope, allora colpita da una devastante carestia. [...]