Dagli anni ’80 a Capitol Hill - InEsergo

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16 Maggio 2025 - Attualità

Il ritorno dell’estremismo in ‘The Order’
 
Dagli anni ’80 a Capitol Hill
 
“…e colpisci, colpisci, colpisci, colpisci, fino a che avrai la vittoria, per ogni nemico schierato contro di te, lascia che colpiamo il suolo per te! Perché tu ci darai la vittoria, Dio! Sento il suono di una pioggia abbondante, sento il suono della vittoria, sento il suono di urla e di canti, sento il suono della vittoria! Il Signore dice che è fatta, sento la vittoria, vittoria, vittoria, vittoria, negli angoli del Paradiso!
Paula White – telepredicatrice, consigliera spirituale di Trump e attuale responsabile dell’Ufficio della Fede del Governo Usa
 
Coeur d’Alene, cittadina di 50.000 abitanti, contea di Kootenai, Idaho del Nord. Un freddo lembo di terra che, come la canna di una pistola, si incunea tra i gelidi stati di Washington (a ovest) e Montana (a est). Una meravigliosa zona caratterizzata dall’omonimo lago, circondato da imponenti foreste in cui grizzly e lupi sono di casa (e, secoli fa, lo erano anche gli Shoshone).
 
Fu in questa remota parte degli States che, nel 1983, Robert ‘Bob’ Mathews fondò The Order, l’Ordine, la clandestina organizzazione terroristica, di matrice neonazista, che, per circa 15 mesi, tenne col fiato sospeso l’FBI. Soprattutto dopo che quattro dei suoi membri si resero protagonisti, a Denver (Colorado), del vile omicidio a sangue freddo, la sera del 18 giugno 1984, di Alan Berg. Berg era un conduttore radiofonico di origine ebraica, dichiaratamente ateo ma che denunciava in modo chiaro l’odio, dai forti connotati antisemiti, della Aryan Nation, l’organizzazione suprematista fondata, proprio in Idaho, dal mentore di Mathews, cioè Richard Butler, ingegnere convertitosi all’odio razziale e al fanatismo cristiano. In rete si trovano facilmente immagini col suo fiero faccione davanti a bandiere con la svastica (tanto per dare l’idea…). E dire che i nazisti, Butler li aveva pure combattuti durante la II Guerra Mondiale (forse il retaggio tedesco, da parte di madre, lo deve aver successivamente ‘ispirato’ nei suoi convincimenti).
 
Il modello butleriano, per la sua Aryan Nation, era quello della Chiesa Cristiana di Gesù Cristo, fondata dal Ku Klux Klan negli anni ’40. Ciò che la animava era, come detto, un mix di fanatismo religioso e idee naziste. L’Ordine di Mathews fu una costola, molto simile, ma ancor più violenta in quanto militarmente organizzata, di tutta questa schifezza.
 
La Fratellanza Silenziosa
 
Nel novembre del 1990, i due giornalisti americani, Kevin Flynn e Gary Gerhardt pubblicarono il docu-libro The Brotherhood: The chilling inside story of America’s violent, anti-government, militia movement. Non mi risulta vi sia una traduzione italiana del libro.
 
Ne è uscita una nuova versione lo scorso dicembre con il titolo The Order: inside America’s racist underground, operazione editoriale atta a cavalcare l’onda del successo dell’omonimo film The Order, regia dell’australiano Justin Kurzel, con protagonista un tormentato Jude Law. L’opera merita e ci sentiamo di consigliarne la visione. Anche perché, con uno sguardo retrospettivo, l’Ordine si può a ben donde considerare il più pericoloso movimento “odiatore” negli Usa dai tempi dello stesso KKK.
 
La cosa più interessante che il libro di Flynn e Gerhardt descrive, e che il film recupera ed esprime visivamente in modo molto efficace, è la semplicità con la quale questa silenziosa fratellanza (tra di loro, i membri si chiamavano con l’appellativo di fratello) sia riuscita ad attrarre persone comuni, cittadini ‘normali’, facendo appello al loro orgoglio americano di persone bianche. I ‘valori tradizionali’ (famiglia e religione) venivano esaltati come elementi sui quali basare la sua lotta, che era da un lato di resistenza verso una fantomatica cospirazione comunista (paranoia di maccartiana memoria sempre presente nella società a stelle e strisce, ancor oggi a quasi 40 anni dalla Caduta del Muro, figuriamoci in piena Guerra Fredda), e dall’altro di spinta propositiva nella costruzione, attraverso la lotta armata, di una patria ariana, spurgata dal sangue di latini, ebrei e neri.
 
CPAC 2025: dove si sta dirigendo l’America?
 
La Conservative Political Action Conference è una conferenza che si tiene ogni anno negli States e che raccoglie tutte le anime, politiche e civili, del mondo conservatore americano. Nell’ultimo decennio, dall’ascesa di Trump in poi, la CPAP ha sempre più raccolto le svariate anime dell’elettorato del rosso crinito tycoon: cioè, quelle maggiormente violente, suprematiste, razziste e fanatiche della destra americana. E non è un caso che quest’anno l’intervento di chiusura, dal palco della convention, sia stato affidato al famigerato spin-doctor Steve Bannon le cui idee, mai celate, rimandano direttamente a quelle che, come un fil rouge, hanno ispirato Ku Klux Klan prima ed Aryan Nation e The Order dopo.
 
Siccome la CPAC è organizzata dalla lobby ACU (American Conservative Union), a fine convention si è usi votare il grado di conservatività dei politici (sic!). Vince chi incarna, secondo i votanti, i veri valori tradizionali americani. Nel 2025 i nostri campioni sono stati J.D. Vance e, come esclamerebbe in telecronaca Sandro Piccinini - Proprio lui! - Steve Bannon. Questo per dare un’ulteriore idea di dove stia andando la ‘pancia’ dell’elettorato conservatore, e non solo quello, degli statunitensi.
 
La differenza? 40 anni fa questi energumeni dovevano vivere in clandestinità e venivano braccati e arrestati dall’FBI. Oggi chi propugna queste idee, entra direttamente nella stanza dei bottoni, senza nascondere le proprie idee ispiratrici e/o, come fatto da Bannon, senza neppure vergognarsi di salutare con braccia tese di hitleriana memoria. Ci sentiamo rassicurati però dalla presenza ‘mitigatrice’ di altri collaboratori diretti di Trump, come l’invasata telepredicatrice Paula White, di cui si può leggere in esergo lo stralcio di un suo forbito ed erudito intervento pubblico di qualche anno fa.
 
Chiosiamo con una diretta testimonianza di un partecipante al CPAC:
 
Amnistiato: Io sono un partecipante ai fatti del 06 gennaio (l’assalto golpista a Capitol Hill del 2021, NdR). Sono stato graziato da Trump. Ho scontato 41 mesi di prigione
 
Intervistatrice: In quali condizioni eri detenuto nei Gulag di Biden?” (giuro, non scherzo…NdR)
 
A: In condizioni terribili! Solo il patriottismo e la nostra fratellanza ci hanno permesso di superare il carcere
 
I: Ora come vedi il tuo futuro?
 
A: Prima della grazia, immaginavo che avrei lavorato come operaio, una volta uscito dal carcere. Ora invece ho deciso di tornare ad occuparmi di politica. Sto organizzando una mia milizia privata per sostenere il diritto a detenere e portare armi: sarà questo il mio impegno politico per il futuro!
 
E buon futuro a tutti…


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