06 Maggio 2025 - Attualità
Tra narcisismo e mercificazione, ecco come il web ha partorito la sua creatura più inquietante
Piccoli mostri crescono (sui social)

“Io che non sono nato,
per restare per sempre confuso nell'anonimato.
Io mi faccio avanti,
non sopporto l'idea di sentirmi un numero fra tanti.
Ogni giorno mi espando,
io posso essere il centro del mondo.”
per restare per sempre confuso nell'anonimato.
Io mi faccio avanti,
non sopporto l'idea di sentirmi un numero fra tanti.
Ogni giorno mi espando,
io posso essere il centro del mondo.”
Giorgio Gaber, “La parola io”
Da qualche tempo ho un incubo ricorrente. La sera sprofondo disinvolto tra le braccia di Morfeo ma dopo un po’ mi sovvengono immagini mostruose di impuberi goffi e scoordinati, che anziché muoversi si scrollano. Sono piccolissimi, hanno vocine che dovrebbero indurmi un senso di dolcezza; invece mi perturbano il sonno. Li vedo armeggiare con uno smartphone più grande delle loro mani: smanettano con l’indice, si spostano con agio da una schermata all’altra. Poi se lo piazzano davanti alla faccia e cominciano a dimenarsi, a far finta di cantare canzoncine immonde, a starnazzare di giocattoli, maglioncini griffati e pleonastiche creme di bellezza. Sono seguiti da milioni di altri bambini gioiosamente rincoglioniti davanti a questi oracoli digitali, compiaciuti di non perdere neppure un istante dell’esistenza delle loro controparti virtuali. Mi sveglio con il respiro mozzato ma con l’immensa gratitudine di ritrovarmi nel buio notturno di una stanza silenziosa, con il mal di schiena da stasi tipico del cinquantenne imbolsito, fieramente perso nei ricordi infantili di ginocchia sbucciate e fango sulla faccia.
Si sa, però, che la realtà sprizza fantasia da tutti i pori: ed eccoli allora, i baby influencer. Veri, tangibili, un fenomeno in spaventoso aumento. Se provo a documentarmi scopro che avrei forse fatto meglio a continuare a dormire, perché un incubo può anche dissolversi in qualcosa di migliore. I paggi digitali invece sussistono e non si trasformano affatto: sono lì che mi aspettano su YouTube, TikTok, Instagram, con le loro faccette sorridenti e le guance a mo’ di fragoline, gli zuccherini che dispensano e una messe virulenta di hashtag. In Italia bisogna avere almeno 14 anni per iscriversi ai social ma l’ostacolo si raggira facilmente: basta il consenso formale di un genitore (o di chi esercita la responsabilità genitoriale) e il petulante efebo può sbarcare nel mare magnum della Rete e soddisfare l’ego smisurato del suo pigmalione. Perché di questo si tratta: vanità patologica, roba da far sembrare Narciso un compassionevole dilettante. Una pletora di situation comedies infarcite di consigli per gli acquisti, seguite da milioni di compulsatori seriali: è il cosiddetto sharenting, nato dalla fusione di share (condividere) e parenting (genitorialità).
Tuffiamoci allora in questo surreale mondo armati di generose dosi di Plasil e chissà che alla fine non imploreremo la caduta di un asteroide per sanare le nostre pene. Gli influencer bambini nascono così, per gioco, nella maniera più innocente possibile: se si ascoltano i loro referenti (i genitori) tutto è assolutamente normale, uno scherzo divenuto virale. Saremo forse noi a non capire nulla, maledetti boomer che non siamo altro? Aggreditemi adesso con i rimandi a Non è la Rai, all’Uomo Tigre e agli slip Roberta. Ma certo. Per completezza aggiungerei anche il tonfo della signora Longari sull’uccello. D’altra parte, è risaputo che esistono raffinate forme di mercimonio: come fare succulenti profitti con i minori, in maniera del tutto legale, se non instillandogli da subito il germe della notorietà, rendendoli vittime inconsapevoli di un meccanismo perverso alimentato da chi non conferisce alcun valore alla propria esistenza se non attraverso l’ubiquitaria elargizione di cazzatine colorate? Inutile stupirsi se poi il sistema sforna aberrazioni a profusione, tipo le cosiddette Sephora Kids: bambine preadolescenti ossessionate dai prodotti per la bellezza, compresi quelli contro l’invecchiamento della pelle. Un’occasione da non perdere per i produttori di maschere, trucchi, rossetti e creme, fino a poco tempo fa appannaggio delle sole donne adulte.
È sin troppo palese che i video di questi bimbetti promotori del nulla infinito sottendono le raffinate strategie commerciali di chi sa azionare bene le leve della pulsione e del desiderio di avere cose: strategie che non hanno evidentemente nulla a che vedere con il candore di un infante che non può aver maturato i mezzi per discernere la truffa dal meglio per sé. Si tratta dunque dell’ennesima finestra di Overton, l’ammorbamento che rende vittime e carnefici: nel suo venir manipolato, il minore diviene a sua volta manipolatore di altri coetanei, incidendo pesantemente sulla loro identità sociale. Ci sarebbero poi altri aspetti da analizzare, da quelli legislativi a quelli della privacy di queste povere anime, la cui immagine viene inevitabilmente data in pasto ai gorghi infernali della rete, alla mercé di odiatori seriali, pederasti e psicopatici. Ma non è mia intenzione toccare anche questi aspetti, giacché mi ci vorrebbe ben più di un Plasil per arrivare in fondo.
Vorrei invece concludere questo viaggio nell’orrido con un pensiero sufficientemente amorevole per i genitori dei baby influencer di turno. Comprendo che ogni anima incarnata debba fare il suo percorso; tuttavia, una maggiore attenzione alla pratica contraccettiva sarebbe stata apprezzabile. Avete la minima contezza che coinvolgere il bambino nelle vostre decisioni, ottenendo un consenso sulla base dell’autorità di padre o di madre, non ha alcun valore? Evidentemente no, perché il refrain del non lo/la obbligo a fare nulla, che vi lava così bene la coscienza, suona più sinistro dell’epifania di padre Merrin al capezzale di Regan ne L’esorcista. Non è colpa dei vostri figli se la vita vi passa davanti a uno schermo, obbligandovi a continue flatulenze creative all’ossessiva ricerca del compiacimento di un pubblico che vi tiene in costante balìa della sua capricciosa voluttà. Non è colpa dei vostri figli se così facendo gli azzerate ogni anelito alla ricerca interiore di senso, piallandogli la strada verso il conformismo più bieco e la morte del senso critico. E non è colpa dei vostri figli se oggi si sentiranno delle star e domani naufragheranno, insieme ad altri che li soppianteranno e verranno soppiantati altrettanto velocemente, creando disadattati fragili come il cristallo, cinicamente disfunzionali. Dovreste vergognarvi. E io tornare a dormire.