La Comunicazione Nonviolenta

"Quello che voglio nella mia vita è compassione, un flusso tra me e gli altri basato sul mutuo donare dal cuore."
— Marshall Rosenberg, “Le parole sono finestre (oppure muri)”
"Il divino in me cresce
Solo quando io devotamente permetto
All'Energia suprema di fluire."
— Sri Chinmoy, “Il seme del silenzio e il frutto del suono”
Solo quando io devotamente permetto
All'Energia suprema di fluire."
— Sri Chinmoy, “Il seme del silenzio e il frutto del suono”
L'energia vitale può essere immaginata come una forza che sostiene la vita e che attraversa il nostro corpo, influenza le nostre emozioni e i nostri pensieri. Nella tradizione indiana e nello yoga, ad esempio, questo flusso invisibile prende il nome di prana, mentre nella medicina tradizionale cinese si parla di Qi. Quando questa energia scorre liberamente, siamo presenti, in salute e in equilibrio. Al contrario, quando sperimentiamo traumi, emozioni faticose, condizionamenti e credenze limitanti, il nostro sistema cerca di adattarsi e difendersi mettendo in atto meccanismi reattivi e automatici. Questa energia di sopravvivenza di per sé non è negativa in quanto è una fondamentale modalità adattiva che ha permesso alla specie di vivere ed evolvere. Tuttavia, quando sostiamo prevalentemente in questo stato di attivazione, rigidità e chiusura, l'energia vitale smette di scorrere e ci auto-condanniamo ad una visione alquanto limitata della vita. Quando l’energia vitale viene ostacolata – ad esempio da conflitti emotivi irrisolti o da un linguaggio che, come ci insegna Marshall Rosenberg (ideatore della Comunicazione Nonviolenta), non è al servizio della vita – ci sentiamo disconnessi e la nostra vitalità si affievolisce. Liberando tensioni emotive e blocchi energetici e mentali, possiamo invece creare uno spazio favorevole al fluire armonioso di questa energia. A partire da un’osservazione non giudicante, è possibile andare oltre la semplice sopravvivenza, per aprirsi a una dimensione di consapevolezza e connessione amorevole con noi stessi e con gli altri.
In un mondo spesso frammentato da incomprensioni e separazioni, la Comunicazione Nonviolenta si rivela una pratica di profonda guarigione e riconnessione.
Secondo Rosenberg, riattivando e facilitando il fluire dell'energia vitale sosterremo quella qualità di connessione che va nella direzione del benessere reciproco. Lo psicologo statunitense chiama questa connessione alla vita “la mia Amata Energia Divina” ovvero quell'amore incondizionato che ci fa vivere le relazioni con presenza, empatia e compassione.
Per Rosenberg “l'Amata Energia Divina”, non è una divinità in particolare ma è piuttosto quella pulsazione trascendentale, quella spinta interiore che permea ogni essere e sostiene tutte le interazioni umane. È la forza che appartiene per natura a tutti gli esseri umani e che consente di riconoscerci nei nostri bisogni universali. Avere piena consapevolezza di ciò che è vivo in noi (ovvero dei nostri Sentimenti e Bisogni) è ciò che ci unisce alla nostra Energia Divina. Rosenberg nel suo libro “Spiritualità pratica” (edizioni Esserci, 2007) chiarisce: “La comunicazione nonviolenta è uno degli strumenti più potenti che ho trovato per relazionarmi alle persone in un modo che mi aiuta ad arrivare al luogo in cui siamo connessi al Divino, in cui quello che facciamo gli uni per gli altri proviene dall'Energia Divina. Questo è il luogo dove voglio arrivare”.
Energia vitale ed energia divina secondo Rosenberg: un ponte tra bisogni e trascendenza
Quindi, per Rosenberg, la sua Amata Energia Divina è una manifestazione dell’Amore, dell’Unità e della Presenza che attraversa tutto ciò che vive e quindi la fonte originaria da cui sgorga l’energia vitale, quale flusso che scorre liberamente dentro di noi quando i nostri bisogni autentici (amore, connessione, pace, rilevanza…) sono incontrati ed onorati. In sintesi, possiamo dire che secondo tale visione, l’energia vitale è l’espressione individuale, la scintilla del Divino che nutre ogni essere vivente; e la Comunicazione Nonviolenta si rivela quella finestra spirituale per riconnettersi, non solo a se stessi e alle altre persone, ma a quell’Energia più grande che ci anima tutti e che, a seconda delle tradizioni, prende il nome di Universo, Vita, Dio o Presenza.
Dunque, allineando la nostra energia vitale con la forza universale e trascendente dell’Energia Divina, trasformiamo i conflitti in opportunità di connessione profonda ed onesta. Contribuendo al soddisfacimento dei bisogni fondamentali di ogni individuo, collaboriamo dunque alla creazione di un mondo più empatico e rispettoso.
Ascoltarsi empaticamente: una meditazione interiore
Quando ascoltiamo un altro con empatia, senza pregiudizio, stiamo co-creando uno spazio sacro. In quel momento, scegliamo di onorare la divinità nell'altro, di vedere la sua anima, di riconoscere la sua essenza. Praticare l'ascolto empatico non è un atto meccanico, una sequenza di parole per soddisfare un bisogno egoico: quando parliamo da cuore a cuore, ci mettiamo al servizio di quella forza che vuole la vita, che è la vita stessa. Parlare dal cuore, ascoltare empaticamente, osservare senza giudizio, connettersi ai sentimenti e bisogni: tutto questo diventa un atto profondamente spirituale. È riconoscere Dio nell’altro e in sé stessi. È partecipare ad una trasmutazione alchemica: trasformiamo il giudizio in dono, l’ombra in luce, il dolore in com-passione.
Nel silenzio di un ascolto autentico e nella verità di una parola detta con il cuore, si apre così uno spazio in cui qualcosa di più grande può emergere. È lì che la vita si rivela non come una lotta per sopravvivere, ma come un tendere continuo verso la pienezza, la meraviglia e l’incontro. Attraverso la pratica della Comunicazione Nonviolenta, dunque, possiamo non solo prenderci cura delle nostre relazioni, ma anche ricordare chi siamo nella nostra essenza più vera: esseri divini animati da una forza che ci guida verso la connessione empatica, la “cuormprensione” e l’amore.