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TEATRO
09 Settembre 2021 - Teatro

Un’indagine su cosa realmente definisca gli spazi del teatro
 
I luoghi del teatro
  
Facciamo un gioco: chiudete gli occhi e immaginate un setting teatrale.
Che cosa vi è venuto in mente?

Probabilmente avrete pensato a un palcoscenico, a una platea di poltrone possibilmente in velluto rosso, a un sipario, anch’esso in velluto rosso, a un grosso lampadario che pende dal soffitto. Insomma, un contesto classico da associare alla comune idea di teatro, anche un poco stereotipata. È naturale che nella mente si prefiguri immediatamente uno scenario del genere che ha a che fare con un ambiente classico, formale, quasi austero. Un po’ come quando si chiede a un bambino o a una bambina in giovanissima età di disegnare una casa: esistono case di ogni tipo, ma ciò che verrà fuori dalla matita o dal pennarello sarà il solito quadrato, il tetto a triangolo, le due finestre perfettamente simmetriche e rettangolari, la porticina alla base che sarà invece curvilinea. Per non parlare dell’immancabile canna del camino che spunterà da un lato del tetto, di solito il destro. Un luogo comune intrinseco alla mente del fanciullo/a che emerge inevitabilmente quando viene messo/a alla prova, forse perché inconsciamente teme di deludere le aspettative del richiedente e gli stereotipi, si sa, rendono la vita più semplice. O forse perché in lui/lei è stata inculcata talmente tanto l’idea della casa fatta in un certo modo, in quel modo, che non riesce - o comunque fatica molto - a pensare ad altre tipologie di case.

Ebbene, lo stesso discorso vale per il teatro e per i suoi luoghi. Se vi dicessi infatti che sono molteplici, per non dire infiniti, i luoghi dove si può fare teatro? Non sono il palco, le poltrone e il sipario in velluto rosso, le quinte, a definire il teatro. “E allora cosa lo definisce?”, domanderete voi. Lo definiscono le persone o più specificamente gli attori e gli spettatori. [...]
01 Agosto 2021 - Teatro

La quarta parete è caduta: chi entra con me?
A spasso nel mondo tra palco e platea
Ho sempre pensato che l’uso dell’impersonale creasse più pathos, più attesa, più coinvolgimento, aiutasse il lettore a immedesimarsi come e quanto voglia in un articolo come in una qualsiasi lettura. Il “tu” – come il “voi” – esortativo, invece, per me è sempre stato appannaggio dei pubblicitari: quelle persone che ho sempre ammirato, scrutato da lontano con lo sguardo a metà tra il sognante e lo sconcertato, perché ancora non mi capacito di come facciano a leggere le masse e a mandare loro messaggi così puntuali pur non sapendo davvero chi, tra il campione sterile che hanno analizzato per inventarsi quella campagna, li stia recependo in quel preciso momento. L’unica che non mi ha mai convinta è la terza persona [...]
24 Giugno 2021 - Teatro

Macbeth, le cose nascoste
Percorso interiore di ritorno alla funzione catartica del teatro
Iniziamo di botto con questa riflessione: cosa deve possedere uno spettacolo per essere un “buono” spettacolo, con quell’aggettivo, “buono”, che può apparire anche un poco vago e vacuo? Beh, per me un “buono” spettacolo dovrebbe arrivare direttamente a chi guarda, toccare i nodi più intimi delle persone e far percepire che ciò che viene rappresentato è di loro competenza. Come del resto vale per ogni “buona” opera d’arte.

Ecco, tutto questo mi è stato suscitato da una rappresentazione che ho visto circa un mese e mezzo fa a Milano (ci tengo a precisare di essermici recata appositamente) in uno dei maggiori teatri della città: il Piccolo. Sto parlando di Machbeth, le cose [...]
30 Maggio 2021 - Teatro

En attendant l’Absurde… Ma è (di nuovo) qui
Il ciclico ritorno del Teatro dell’Assurdo
Alienazione, angoscia, solitudine, senso di crisi perenne. Uno stato di allerta intermittente, silenzioso e sordo quanto caotico e fastidioso. Una vera e propria impossibilità di ogni comunicazione che si fa ancora più concreta attraverso situazioni e dialoghi surreali, in cui squarci di quotidianità vengono distrutti e ricostruiti ad hoc, in modo che riescano a creare un effetto tanto grottesco quanto tragicomico. Un dialogo quasi assente, che si accompagna a storie totalmente prive di senso, che finiscono per demolire alla radice tutto quello che sono le convenzioni sociali, il modo di rapportarsi con gli altri e, infine, anche la stessa realtà.

Sto parlando del Teatro dell’Assurdo [...]
13 Maggio 2021 - Teatro

La vacuità dell’ indispensabile
Il teatro e la fantasmagoria della modernità
“Anche l’amore della meraviglia par che si debba ridurre all’amore dello straordinario e all’odio della noia ch’è prodotta dall’uniformità”
Giacomo Leopardi

Qualcosa sta cambiando nel teatro, perlomeno nello scenario genovese che per ovvi motivi mi è più familiare e conosciuto. Sono alcuni anni, infatti, che si stanno verificando mutamenti nelle forme e nei linguaggi e, forse, nel concetto di teatro stesso. A prescindere da ciò che viene portato in scena, che si tratti di un testo prettamente classico o più moderno, le regie degli spettacoli mostrano da tempo un altro taglio. Gli attori che vediamo sul palco, sempre più spesso, non sono semplicemente [...]
25 Aprile 2021 - Teatro

Il dramma è donna
Antigone e Didone, antiche eroine della modernità
Il dramma è donna. Amara ironia o infausta realtà? Viviamo in un mondo in cui essere donna è ancora, purtroppo, un discrimine forte a livello sociale. Non fraintendetemi: per quanto possa sembrare, questa mia affermazione non porta con sé alcuna vena polemica né alcuna difesa femminista della categoria. Giusto un po’ di rassegnazione e un pizzico di sano cinismo.

Possiamo trovare una miriade di giustificazioni poste nei secoli alla base di questo annoso (e sempre più dannoso) gender gap plurisettoriale, alcune delle quali anche decisamente fantasiose, bisogna ammetterlo. Ma – avendo io dichiarato apertamente nell’incipit di questo testo [...]
09 Aprile 2021 - Teatro

Il palco è nudo
L’agonia del teatro nell’epoca del distanziamento a comando
Non vi è ombra di dubbio che il teatro sia stato (e sia tuttora) uno degli ambiti culturali più colpiti da questa realtà pandemica. Inizialmente venne la grande chiusura, quella del primo lockdown, maggiormente dura e crudele, nella quale impotenza e smarrimento regnarono sovrani malgrado molte realtà teatrali fecero il possibile per farsi udire nel silenzio, nella serrata, promuovendo iniziative ed eventi online.

Poi fu la volta della riapertura estiva, la famosa pausa dal virus. Un sospiro di sollievo? No, non esattamente, non per tutti. Gli unici ad averne beneficiato sono stati i teatri più grandi e rinomati, che riaprirono (non proprio a cuor leggero) con le regole del distanziamento [...]
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