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09 Dicembre 2025 - InterEssere

Dallo zazen al quotidiano, come portare consapevolezza in azienda

Il lato gentile della produttività

Vado in Giappone due volte l’anno, ormai da parecchi anni, dove lavoro conducendo gruppi di mindfulness e di crescita personale. In questi viaggi ho potuto osservare e partecipare a pratiche e atteggiamenti che intrecciano buddhismo Zen, ritualità quotidiana, una forte etica del lavoro e una gentilezza diffusa che rende possibili modalità di relazione più calme e rispettose. In questo articolo racconto cosa ho imparato, quali contraddizioni ho incontrato e come ho tradotto queste esperienze in strumenti concreti per migliorare la qualità del lavoro e della vita professionale.

Contesto culturale: cos’è lo Zen al lavoro
Lo Zen non è soltanto una scuola religiosa, ma un orizzonte estetico e pratico che influenza modi di fare e pensare. Alcuni concetti chiave:
- Zazen: la meditazione seduta come allenamento dell’attenzione e della postura.
- Ritualità quotidiana: ogni gesto — dal preparare il tè al pulire — è svolto con attenzione piena.
- Wabi-sabi: estetica che valorizza la semplicità, la sobrietà e l’imperfezione.
- Disciplina e dovere: la dedizione al lavoro è socialmente apprezzata e spesso sacralizzata.
- Gentilezza diffusa: cortesia e attenzione reciproca facilitano relazioni collaborative e un clima di lavoro più sereno.

La mia esperienza personale
Prima impressione: rigore, silenzio e gentilezza. Ogni volta che torno in Giappone noto lo stesso rigore: orari precisi, poche distrazioni rumorose, comunicazioni misurate. A questo si aggiunge una gentilezza quotidiana — gesti di rispetto, disponibilità e premura — che favorisce un ambiente in cui è più semplice praticare la presenza e l’ascolto, sia nei contesti formali sia negli incontri che conduco.

Zazen e piccoli riti
Nei miei soggiorni partecipo a sessioni di zazen in templi e organizzo pratiche con i partecipanti ai miei gruppi. Zazen è presentato come modo per ricalibrare corpo e mente: sedersi con la schiena dritta, osservare il respiro, tornare al presente. Anche semplici rituali — come la preparazione del tè o la pulizia degli spazi comuni — vengono affrontati con attenzione e diventano momenti di centratura che integro nelle mie attività di crescita personale.

Presenza nei gesti e qualità del lavoro
Eseguire compiti con cura riduce errori e frustrazione. Sistemare materiali con ordine o controllare una consegna con attenzione porta a risultati migliori e un senso immediato di soddisfazione. Nelle sessioni che conduco, lavoro su questi aspetti pratici per trasferirli nel quotidiano lavorativo dei partecipanti. La gentilezza delle persone spesso amplifica questi effetti: il rispetto reciproco rende più agevole l’adozione di pratiche condivise.

Comunicazione e ascolto
La parola è spesso usata con parsimonia e si ascolta più a lungo prima di rispondere. Nei miei gruppi incoraggio domande aperte, spazi di silenzio e il riconoscere che il silenzio non è un vuoto ma un contenitore di riflessione. La cortesia giapponese si manifesta anche nel modo in cui le persone si offrono sostegno senza invadenza, favorendo un ascolto autentico.

Contraddizioni: cura vs. sovraccarico
Non tutto è armonia. Esiste la realtà dell’overwork (karoshi) e aspettative sociali che spingono a sacrifici eccessivi. La mindfulness aiuta a individuare segnali di esaurimento, ma non sostituisce cambiamenti strutturali: regolamentazioni aziendali, politiche di welfare e rispetto dei tempi di vita.

Benefici osservati
- Maggiore concentrazione e meno multitasking improduttivo.
- Riduzione degli errori grazie a gesti più attenti.
- Migliore qualità delle interazioni e ascolto più profondo.
- Aumento del senso di responsabilità condivisa nello spazio di lavoro.
- Spirito di collaborazione favorito dalla gentilezza e dalla cura reciproca.
- Maggiore capacità di riconoscere segnali di stress precoce.

Guida pratica in sette passi per portare lo Zen al lavoro (senza diventare monaci)
1) Micro-zazen (5–10 minuti): all’inizio della giornata o dopo pause lunghe, siediti con schiena dritta e osserva il respiro. Conta fino a 10 e ricomincia se la mente si perde.  
2) Ritualizza le pause: trasforma la pausa caffè o il tè in un breve rito consapevole — prepara con attenzione e assapora senza multitasking.  
3) Lavoro in blocchi: programma sessioni di lavoro intense (45–60 min) seguite da pause brevi; evita il multitasking.  
4) Inizia le riunioni o gli incontri con 1–2 minuti di silenzio: può essere un respiro collettivo o un momento per riorientare gli obiettivi.  
5) Cura dello spazio: promuovi pulizia e ordine condiviso; il gesto di sistemare rilancia responsabilità e chiarezza mentale.  
6) Domande aperte e ascolto attivo: privilegia domande che stimolino riflessione e rallenta prima di rispondere.  
7) Coltiva la gentilezza quotidiana: piccoli gesti di rispetto e attenzione rafforzano la fiducia e facilitano l’adozione di pratiche mindfulness.

Esempi pratici di implementazione aziendale
- Programmare pause mindfulness obbligatorie: 10 minuti ogni 2–3 ore.  
- Offrire brevi corsi di meditazione e spazi per la quiete; io stessa tengo workshop durante i miei soggiorni.  
- Introdurre rituali di inizio/chiusura incontri (respiro condiviso, check-in veloce).  
- Misurare risultati per output e non solo per ore lavorate; promuovere lavoro per obiettivi.  
- Stabilire politiche chiare contro l’eccesso di straordinari e per il rispetto del tempo libero.  
- Promuovere pratiche di gentilezza organizzativa: riconoscimento, ringraziamenti espliciti, supporto reciproco.

Critiche e limiti
- La mindfulness non è cura universale: può essere strumentalizzata per sopportare condizioni lavorative inique.  
- Evitare approcci superficiali che trasformano la pratica in moda senza cambiamento strutturale.  
- L’integrazione deve rispettare contesti culturali e bisogni individuali: non tutte le pratiche funzionano per tutti.

Andare in Giappone, due volte l’anno e condurre gruppi mi ha mostrato come lo Zen e la gentilezza quotidiana possano offrire strumenti concreti per migliorare la qualità del lavoro: attenzione ai gesti, rispetto del processo, ascolto profondo. Per essere davvero efficace, la mindfulness va però accompagnata da politiche organizzative che proteggano il tempo di vita e prevengano lo sfruttamento. Dalla mia esperienza emerge una lezione semplice ma potente: lavorare meglio non significa lavorare di più, ma lavorare con più presenza e gentilezza.



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