Verso il centro dell’Universo senza mai un battito d’ali - InEsergo

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14 Febbraio 2021 - Storie

Un viaggio immaginario (ma non troppo) attraverso l’Arte

Verso il centro dell’Universo senza mai un battito d’ali
 
“Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati”
(Stendhal)

“Anima alzati, apriti, abbracciala, abbracciali, abbracciati”
(Mogol)

A volte contemplo i Paesaggi Urbani e i Paesaggi Montani del pittore Mario Sironi.
Lo faccio di nascosto a me stesso, con quel senso di colpa di chi guarda immagini pornografiche, nonostante nulla di scabroso venga raffigurato nei suoi dipinti.
Perché allora quel senso di colpa?
Perché il Sig. Sironi Mario, nato a Sassari nel 1885 e morto a Milano nel 1961, era fascista fino al midollo e non posso accettare che mi piacciano le sue opere.
 
É che confondo alcune cose importati: l’Arte con la Biografia > la Biografia con la Conoscenza personale > la Conoscenza personale con la Verità > la Verità come taglio netto tra Bene e Male.
Se Sironi era un fascista e il fascismo (come il comunismo, il capitalismo e qualsiasi altro -ismo) per me è Male, allora tutta la sua Arte è Male.

Mentre sorseggio tali pensieri al Bar del Cogito, si accomoda di fronte l’esimio Professor Ratio. Sporgendosi in avanti e pulendomi gli occhiali con un panno di sottile biasimo, mi suggerisce quanto sia lampante che il mio interesse (e di tutto il mondo culturale) per quelle opere nasca dal riconoscere, al di là di non pertinenti mal di pancia etici e ideologici, il valore supremo e universale dell’Arte. Ripone il panno e sorridendo amabilmente accenna un brindisi all’ovvietà.

Abbasso lo sguardo da alunno dell’ultimo banco, anche se c’è una parte di me che non è del tutto soddisfatta, quella famosa parte non razionale e puramente intuitiva presente in ciascuno di noi, di cui ho già parlato in passato (e se ne parlo spesso è perchè in realtà la bramo). Per lei, dicevo, manca sempre un dettaglio, sottile, ancestrale, primigenio che l’essere umano fatica a… sentire.

La porta del Caffè si apre e, insieme ai rumori della strada, entra un tale dal volto stralunato e pallido che ordina, in un elegante italiano d’altri tempi allungato dal suo francese natio, un bicchiere di silenzio.
Il gestore lo scruta per qualche secondo poi, avvicinando il bicchiere:

- Si sente bene?
Del visitatore è visibile un leggero tremolio della mano mentre la passa sulla fronte imperlata.
Dopo un lungo sorso di quel liquido così raro, prezioso e corroborante, comincia a parlare piano con pause prolungate.
- Uscendo da Santa Croce ebbi un battito del cuore. La vita per me si era inaridita (su questa affermazione abbozza un leggero imbarazzo, come se volesse scusarsi dell’eccesso di romanticismo versato inavvertitamente sul bancone). Camminavo temendo di cadere.*
- Beh, un colpo d’aria…
Minimizza il gestore mentre riprende a sciacquare dittonghi, non accorgendosi del lampo nello sguardo del visitatore, che sussurra a se stesso:
- Sì, in un certo senso… è esattamente così.
- Io a lei la conosco! Ha scritto opere mirabili.
Esordisce il Prof. in direzione del nuovo arrivato.
- Mi lusinga.
- E… insomma… mi permetto di informarla che, del suo malore, si è parlato molto nei decenni successivi, fino ai giorni nostri.
- Davvero? E hanno scoperto la causa?
- Non ci sono basi scientifiche certe, solo osservazioni. Ma quel malore porta il suo nome: Sindrome di Stendhal. É stata la psicanalista di scuola freudiana Graziella Magherini a coniarlo nel 1989, dopo aver analizzato più di cento casi di malessere provato da turisti davanti a opere d’arte, nella sola città di Firenze. Ipotesi di ipersensibilità di alcune aree cerebrali e anche della stimolazione dei neuroni a specchio in cui l’osservatore prova gli stessi stati emozionali che l’artista ha voluto esprimere, consciamente o inconsciamente, mentre realizzava l’opera… Cosa può fare l’Arte, vero?

Il visitatore, particolarmente turbato, ordina un altro bicchiere di silenzio.
“Ma cos’è davvero la mia amata Arte? Perchè mi ha fatto del male?”
Interrogativi sottilissimi ed eterei gli circolano nel sangue, annullando l’effetto del liquido così raro, prezioso e corroborante appena ingerito.

La Parte pre-razionale continua a sentire quel pezzo mancante e, con un sorriso da Gioconda, ci indica un punto lontanissimo, oltre gli specchi e le vetrate, lassù oltre il tetto del mondo. Con un cigolio di sopracciglia arricciate ci voltiamo tutti da quella parte.  

Le aquile nipalensis, quando migrano verso i climi temperati, sfruttano un vento portante che, in autunno, investe il monte Everest in direzione nord-sud. I rapaci, abili veleggiatori, lo sentono e al momento opportuno lo cavalcano. In assetto costante tengono la corrente ascensionale che sale impetuosa oltre il tetto del mondo, sfiorando i 9000 metri, a un’altitudine proibitiva per qualsiasi essere vivente. Poi un lungo scivolo d’aria per centinaia di chilometri che le conduce in India, senza mai un battito d’ali.

Centinaia di chilometri.
Senza mai un battito d’ali.

- È paura?
- Cosa?
- Il malore che hai provato. Può essere semplice paura?
- Probabile… non so… ma di cosa?
- Di essere salito troppo in alto e velocemente nella consapevolezza. Di aver respirato aria troppo sottile.
- Posso chiedere una spiegazione più precisa?
- Il colpo d’aria. Sei stato investito da un vento oltremisura (per la maggior parte di noi).
- … I neuroni a specchio, gli stati emozionali, intendi?
- No no, le emozioni dipendono dalla gravità umana. Sono una conseguenza di quel vento. Alcuni reagiscono con un stato alterato della coscienza; in altri invece, che oppongono più resistenza - cioè più razionalità - quel vento sibila dentro in modo quasi impercettibile e risuona apparentemente innocuo e sordo come un ossimoro.
- Sono confuso. Cos’è quel vento? È l’Arte?
- Penso che l’Arte (qualsiasi Arte) sia la montagna. O meglio, lo scivolo.
- Se quel vento non è l’Arte, allora è l’Artista!
- Artista e Osservatore sono due identità, quindi troppo… pensanti per quegli strati sottili.
- Mi arrendo, è una matassa ingarbugliata. Forse dovremmo chiedere a Lei.
- Lei chi?
- Lei…

Chiamata in causa, la Parte trascendente poggia una mano emolliente tra i capelli di tutti noi, acquietando il prurito dei pensieri. Poi, libera e leggera, plana nuovamente dentro ciascuna domanda, mantenendo un sorriso da Gioconda.

O che non sia proprio la Gioconda a imitare il Suo sorriso…

“Allontaniamoci verso
il centro dell’Universo”
(Mogol)

*Estratto da “Rome, Naples et Florence” - Stendhal (1817).
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