Vivere con autenticità ed empatia
Quando la Comunicazione Nonviolenta (CNV) è entrata nella mia vita, le parole hanno assunto un colore e un profumo più intensi e diversificati. Prima di parlare, e persino quando ascolto, cerco di scegliere con cura le parole che abitano la mia mente e che, poco dopo, prenderanno voce, dal cuore, attraverso la mia bocca. Sono molto più consapevole quando uso parole che feriscono, che giudicano e che creano distanza invece di connessione. Non sempre riesco a costruire quei ponti che permettono ai cuori di incontrarsi, ma ciò che fa la differenza è la scelta di continuare a coltivare con perseveranza e amorevolezza questa intenzione di comunione. Per questo, quando ho iniziato a leggere il libro di Don Miguel Ruiz, “I Quattro Accordi" (“The four agreements: A practical guide to personal Freedom”, 1997; pubblicato poi in Italia nel 2011 grazie a Il punto d’incontro Edizioni), ne sono rimasta entusiasta. L’autore, maestro spirituale messicano, non usa mezzi termini: descrive l'abitudine di nutrire il nostro spirito di credenze limitanti e di schemi inconsapevoli con il termine “magia nera”. Di fatto, le menzogne, i pettegolezzi, le convinzioni e i giudizi nutrono il veleno del cuore e, trasformandosi in accordi interiori e abitudini, ci conducono in un destino che sembra addirittura ineluttabile. Appare dunque fondamentale riconoscere il “potere magico delle parole”, che possono agire come veri e propri incantesimi, capaci di imprigionarci in illusioni e condizionamenti difficili da sciogliere. Al contrario, continua Ruiz, vivere nella verità, essenza dell'impeccabilità della parola, dissolve ogni ipnosi causata dalla confusione mentale (mitote), dai pregiudizi, dall’ego e dal sogno personale.
Il primo accordo: Sii impeccabile con la parola
Ruiz ci incoraggia a onorare il primo accordo. Coltivare l’impeccabilità della parola permette di liberarsi dal veleno emozionale che rende difficili e dolorose le nostre relazioni. Essere impeccabili significa usare la parola con integrità, avendo cura di rivolgerla, a noi e agli altri, con benevolenza e sincerità. Per riuscirci appare fondamentale alimentare quotidianamente il desiderio di svegliarsi dagli incantesimi (condizionamenti, giudizi e credenze) sui quali abbiamo costruito la nostra storia personale e sociale. In questo modo, la mente risvegliata, liberata dalle catene della colpa, della paura e dell’automatismo, diventa meno suggestionabile alla “magia nera” delle parole e immune a quelle cariche di critica, di menzogna o distruzione. Ci eleveremo così alla magia bianca dell’amore, riconoscendo e accogliendo solo ciò che vibra sulle frequenze dell’autenticità e della gentilezza.
In questo stato di consapevolezza, le parole legate all’amore non sono più semplici suoni o concetti, ma strumenti di guarigione e creazione. L’amore per sé stessi diventa allora la cartina di tornasole dell’impeccabilità: attraverso di esso possiamo misurare la qualità delle nostre parole. Solo chi si ama con compassione riuscirà a parlare con rispetto, empatia e chiarezza, trasformando la comunicazione in un atto di presenza e di connessione profonda.
Secondo accordo: non prendere nulla in modo personale
Generalmente tendiamo a prendere le parole degli altri in modo personale perché, probabilmente ad un livello inconscio, finiamo per essere d’accordo con esse. Quando una frase risuona con una nostra credenza nascosta, sotto forma di dubbio, di ferita o di giudizio, gli concediamo potere.
In quel momento crediamo in ciò che viene detto, e questa adesione interiore sferra un colpo inaccettabile alla nostra identità. Ci sentiamo traballanti, fragili e insicuri, come se l’opinione altrui potesse definire chi siamo e il nostro valore. Ma ciò che realmente ci colpisce non è la parola dell’altro, bensì la nostra convinzione che essa sia vera.
Riconoscere questo meccanismo è il primo passo per diventare consapevoli e affrancarsi dal dolore che viene attivato da quel giudizio.
Quando impariamo a osservare senza identificarci, riconoscendo ciò che ci appartiene da ciò che invece riguarda l’altro, ogni messaggio che riceviamo può diventare un’occasione di crescita. Invece di reagire, possiamo scegliere la risposta, chiarendo i nostri confini, nutrendo la nostra sicurezza interiore e il nostro potere personale.
Le opinioni altrui sono sempre influenzate dal sistema di credenze e dalle esperienze di chi le esprime. Per questo motivo, è fondamentale comprendere che ciò che viene comunicato riflette principalmente la visione del mondo di chi trasmette il messaggio, e non direttamente la nostra realtà. Questo ci invita a non credere completamente alle opinioni delle altre persone ma a riconoscere che ogni punto di vista è, in fondo, una manifestazione della personalità, delle convinzioni e del vissuto di chi lo esprime. Ogni punto di vista rappresenta solo un frammento limitato della realtà complessiva. Nessuna percezione individuale può abbracciare la totalità di ciò che esiste, poiché ogni prospettiva è influenzata da esperienze personali e percezioni che inevitabilmente restringono il nostro campo visivo. Ogni persona vede il mondo attraverso una lente unica, fatta di storia, emozioni e interpretazioni, e ciò che ci appare come verità assoluta non è altro che una visione parziale di una realtà molto più vasta e complessa.
Diventare consapevoli di questo meccanismo permette di restare saldi e centrati, evitando che le parole degli altri influenzino negativamente il nostro stato emotivo o la nostra autopercezione.
Quindi, per riassumere, ciò che tocca davvero le persone non sono tanto le parole in sé, ma il fatto che queste parole vanno a toccare ferite emotive pre-esistenti, ancora nascoste o non del tutto guarite.
Questo spiega il perché la nostra sofferenza venga inconsapevolmente alimentata dagli altri: abbiamo stretto, a un livello inconscio, una sorta di accordo invisibile, “mostrami le mie ferite, anche se per farlo dovrai toccarle.” In questo modo la dipendenza dal dolore viene quotidianamente riconfermata attraverso un gioco di rispecchiamento. Ci vuole un grande coraggio per spezzare questo ciclo vizioso e togliersi la maschera sociale dietro cui ci nascondiamo. Solo quando sceglieremo dii essere pienamente onesti e autentici con noi stessi e con gli altri, potremo iniziare ad affrancarci da questo accordo inconscio.
È in quel momento che la relazione smette di basarsi sulla reciproca conferma del dolore e diventa, invece, un terreno fertile per la verità, la libertà interiore e la crescita.
(to be continued…)