La ferita del tradimento
“Nessuno può farti più male di quello che fai a te stesso”
M. Gandhi
La quarta ferita che andremo ad esplorare, e che viene definita ferita del tradimento, si proietta nella maschera del controllore.
La persona che vive il tradimento ha la sensazione di sentirsi spesso pugnalata alle spalle tanto da provare sfiducia e diffidenza verso tutti coloro che le si avvicinano. E così, per sganciarsi da questa credenza e alleggerire questo faticoso stato d'animo, pensa che controllando ogni situazione ed esperienza possa trovare quella sicurezza e rassicurazione che cerca disperatamente.
La ferita da tradimento nasce tra i due e i quattro anni d'età, ed è attivata, come nella ferita da abbandono, dal genitore di sesso opposto che vìola la fiducia o non sostiene una connessione amorevole con il proprio figlio. Ciò succede quando il bambino, che prova una forte adorazione nei confronti di un genitore e che inconsciamente crede di potersi sostituire all'altro, diventa consapevole che in realtà questo non potrà mai avvenire. Questa presa di coscienza farà nascere in lui, o in lei, sentimenti di delusione e di frustrazione al punto da pensare che, se la persona più importante della sua vita lo ha ingannato e tradito in modo così doloroso, non potrà mai più fidarsi di nessun'altro.
Tale credenza porta con sé la maschera del controllore.
Il controllore è colui che cerca di allontanarsi da tutte quelle esperienze in cui percepisce la possibilità di sperimentare una sconfitta o un fallimento. Tale strategia nasce principalmente da un conflitto interiore che lo spinge da un lato a essere dipendente e a cercare affetto e sicurezza e, dall'altro, a chiudersi e a voler controllare tutte le sue relazioni. Quindi per ricevere riconoscimento, approvazione e soddisfare un desiderio di visibilità, il controllore vuole fondamentalmente sentirsi importante e speciale. Ciò viene manifestato anche attraverso il suo essere nel mondo: ha una voce che risuona con forza, un'energia potente e un corpo che tende a occupare molto spazio e che trasmette affidabilità e sensualità.
Usa il suo linguaggio, sia quello verbale che paraverbale, per dominare e così sentirsi sicuro, protetto e riconosciuto. Si guarda bene dal mostrare la sua vulnerabilità e perciò appare fondamentalmente intollerante, autoritario, chiuso e diffidente. Tuttavia, al fine di incontrare quei bisogni che abbiamo visto essere per lui altrettanto vitali (di appartenenza e apprezzamento), può dimostrarsi anche generoso, affidabile e responsabile. Quindi, per non precipitare nel terrore di perdere tale immagine, faticosamente costruita, può al contempo diventare falso, seduttivo, manipolatorio e controllante. Appare dunque conflittuale e ambivalente, soprattutto con se stesso, finendo drammaticamente per tradire la propria profonda essenza.
Ma anche quando la consapevolezza rischiara la sua mente e si accorge di aver partecipato in qualche modo al suo stesso tradimento, è probabile che continuerà a mentire, anche di fronte all'evidenza, per non contattare il terrore di sentirsi sbagliato, inferiore e solo. È così che la ferita da tradimento si perpetua: il controllore mente, si nutre di pregiudizi, di credenze e paure, e così rinuncia dolorosamente al suo centro, alla sua onestà e autenticità.
In altre parole, dato che la fiducia è stata tradita in un momento di grande dipendenza e vulnerabilità, il controllore, inconsciamente, cercherà di fuggire da tutte quelle situazioni che attiveranno in lui la stessa atavica paura e quindi, per non soffrire, tradirà lui per primo rinunciando dolorosamente al suo stesso Sé. Per la stessa ragione cercherà di controllare le situazioni, rifuggendo il più possibile gli imprevisti, le sorprese e i conflitti: avere torto significa per lui perdere la sicurezza nella propria identità e immagine sociale.
La fiducia: una strada di salvezza
Il controllore può sperare di guarire la sua ferita aprendo il suo cuore chiuso e difeso e trasformando il rancore, provato nella primissima infanzia, in sentimenti di fiducia e coerenza.
Alla luce di ciò si comprende quanto questa ferita renda faticoso affidarsi con fiducia al fluire della vita e altresì creare relazioni armoniose, compassionevoli ed empatiche. Il controllore si trova perciò dolorosamente incastrato in un autoinganno che non gli permette di uscire da quel dolore che alla fine, inconsapevolmente, viene da lui stesso alimentato. Infatti, per lui mostrare la propria vulnerabilità e autenticità significa attraversare il timore di essere tradito e perciò, per non rischiare di provare questo dolore intollerabile e profondo, rimane distante e sospettoso.
Per superare questo condizionamento occorre innanzitutto, come per le altre ferite, prenderne consapevolezza e iniziare a osservare quali credenze, emozioni e azioni sono legate alla dinamica del tradimento e della sfiducia. Solo ascoltandoci con onestà e amandoci incondizionatamente potremo offrire al nostro bambino interiore ferito ciò che ci sta chiedendo in modo così insistente e sofferente: rilevanza, onestà e sicurezza. Inizieremo così ad amare e a mostrare anche quella parte che va in allarme quando percepisce la possibilità di essere tradita, quella parte che nasconde le proprie debolezze e vulnerabilità e che trema al pensiero di essere giudicata e quindi quella parte che non riesce a fare richieste di supporto e di comprensione.
Per concludere, la ferita da tradimento troverà cura quando i pensieri usciranno dalla gabbia del rancore e della diffidenza e diventeranno curiosi, compassionevoli e flessibili e quando il cuore riuscirà a trasformare la conflittualità e la chiusura per aprirsi alla connessione, alla fiducia e al perdono.
Accogliere se stessi e gli altri lasciando andare il senso di colpa, abbandonando le aspettative e il controllo e assumendosi la responsabilità dei propri pensieri e delle proprie azioni, può creare le condizioni per riconciliarsi con la vita e navigare con autenticità il processo di liberazione emotiva.