La polarizzazione delle opinioni - InEsergo

Title
Vai ai contenuti
ARTICOLI MENO RECENTI

Il Fascismo del nuovo millennio
Quando il dissenso diventa crimine

La Manipolazione del Linguaggio nell'Era del Conformismo Globale

Tattiche di Controllo e Censura nel Discorso Pubblico

A Strisce nere

Sotto il mantello umano: i ricordi di un'anima selvaggia

Oltre il sintomo

Il percorso olistico alla ricerca di un senso unitario

Patriarcato 2.0

Di tutta l'erba un fascio?

La Divina Commedia di J.

Un moderno Messia, miracoli instagrammabili e l'inevitabile fallimento celeste

Dell'amore puro

Gli occhi degli animali e la nostra umanità smarrita

La ferita dell'umiliazione

La terza ferita evolutiva

C'è ancora domani

La rivoluzione silenziosa: il dialogo “a bocca chiusa” tra generazioni

Ponte Morandi: la verità è un anelito a prezzo di costo

Genova vuole credere nella giustizia. Genova vuole rispetto per i suoi morti. Genova chiede la Verità.
17 Marzo 2022 - Attualità

Quel tifo da stadio che ci rende talmente brutti da essere veri
 
La polarizzazione delle opinioni
 
L'altro giorno queste mie povere orecchie martoriate da due anni di elastici da mascherina hanno recepito una frase, una frase sparata così, con una grazia tale da somigliare a un camion di letame che si ribalta in un centro abitato alle 14:00 di domenica pomeriggio. Per dirla in modo breve e conciso: una cosa assurda.
 
Amico mio, siamo in dittatura, ci vorrebbe Mussolini.
 
Avrei voluto mettermi a ridere ma la frase ha innescato una serie di ragionamenti tipo domino e allora mi sono ricordato che una cosa simile l'avevo già letta su Facebook, ma non una volta, innumerevoli volte, e allora rileggendo commenti su commenti, mettendo a repentaglio sia la pazienza che la mia salute mentale, sono giunto a pormi una domanda.
 
E se Facebook da social si fosse trasformato in un luogo di culto? Un luogo di culto in cui gli utenti non venerano una divinità bensì se stessi, ma questo c'entra poco con la vanità dal punto di vista estetico: su Facebook si celebra la vanità dell'Ego.
 
Per quello che so, e ne so poco, i luoghi di culto sono spazi in cui si cerca e si trova (grazie alla fede) la Verità assoluta, nella sua forma più pura se vogliamo, e la Verità assoluta solo il padreterno sa perché debba necessariamente implicare la negazione totale di tutto ciò che può somigliare vagamente a un’opinione diversa dalla nostra.
 
Non tiriamo in ballo necessariamente il sacro. Parliamo per esempio di un qualsiasi post a tema culinario nel quale un povero disgraziato che si filma mentre cucina un piatto di pasta, magari una carbonara, riceverà migliaia di commenti in gran parte polemici: tutti si lanceranno in invettive e maledizioni fino alla settima generazione soltanto perché quel povero cristo, nella piena facoltà di celebrazione del suo io, avrà fatto l'irresponsabile mossa di metterci il prezzemolo.
 
Il primo esempio di “dogma” si materializza al bar. Quando ancora i social non esistevano c'era sempre qualcuno che con fare paternalistico, quasi sacrale, scagliava nel silenzio l’asserzione che il caffè si beve amaro, con una punta d’orgoglio che a dimensioni ricordava l'iceberg che fece affondare il Titanic. Ma il bar è un bar e da lì almeno potevamo uscire, chissà come mai è così complicato fare lo stesso ragionamento con Facebook, forse perché la celebrazione dell'individualità degli altri è in fondo un ragionevole contraltare alla celebrazione della nostra.
 
Tutta questa enorme messa comune, questa celebrazione continua ci porta alla polarizzazione delle opinioni, e infatti non c'è più articolo o post che si astenga dal mettere a confronto due tesi e a suggerirci di scegliere la migliore, agitando gli animi all'inverosimile. Nel frattempo, il povero cristo della carbonara il prezzemolo continuerà a metterlo valutando attentamente di cancellarsi da Facebook, ma non lo farà, perché siamo vanitosi, lo siamo tutti.
 
L’aspetto peggiore è che tutto ciò ha reso superfluo il confronto, perché se stando comodamente a casa mia noto che più di una persona pensa la stessa cosa che penso io perché dovrei mettere in discussione ciò in cui credo? Non solo non crederò allo sbarco sulla Luna ma se mi gira potrei pure iniziare a non credere più alla Luna, tanto lo avrà detto internet, l'avrò letto su una vignetta ironica che non ho capito ma poco importa, quella luna che non esiste è una buona affermazione, è originale, lo dice la gente ed è così. Non c'è spazio per altro nei nostri smartphone.
 
Ed è così che da individui con una connessione siamo divenuti dèi a cui dobbiamo la più cieca obbedienza, ogni tanto seguiamo qualche profeta ma è roba di poco conto: alla fine saremo sempre più convinti di aver ragione e niente e nessuno sarà in grado di smuoverci.
 
Una cosa che per esempio amiamo in quanto dèi autonominati è il Cinema, ma non il Cinema comunemente inteso, sia chiaro, bensì qualche altro tipo di Cinema non ancora bene identificato, il resto fa tutto schifo, e non c'è verso, fa schifo anche se il film non l'abbiamo visto perché non ha soddisfatto il nostro hype.
 
È nato un esercito di dèi posticci che sa tutto ma non fa niente, che critica perché non ha capito la differenza tra ciò che è giusto e ciò che gli piace.
 
L'opinione si può anche non assimilare, ma ormai è tutto solo opinione e a lungo andare questo comportamento finirà per condizionarci tutti, perché in nome della verità individuale stiamo perdendo il senso della realtà e ce ne stiamo creando una nostra, che non somiglia a quella vera. Benché degli altri non ci sia mai fregato nulla ora ci ritroviamo a insultarci continuamente da una parte o dall'altra di una barricata che non ha il minimo senso di esistere.
 
Non sempre e non su tutto è necessario avere un'opinione, ma questa è la mia opinione, sia chiaro!
 
Visto che siamo in un periodo di Verità e alla fine non posso farci niente, e non sono migliore di nessuno, ve la dico io una verità: più il titolo di un film horror è figo più quel film farà schifo.





Torna ai contenuti