30 Gennaio 2025 - Musica
Poesia, cultura e degrado nella musica: da Graziani e De André agli eccessi della scena trap
Le parole sono importanti

“Chi parla male, pensa male... le parole sono importanti”
Nanni Moretti in “Palombella Rossa”
Le parole, nella musica, hanno il potere di entrare nel linguaggio quotidiano, creando tormentoni, modi di dire o una forma di scritto simile alla poesia.
Nella popular music, il pop, il rock e i loro derivati sono stati sempre musica di consumo, a partire dagli anni ‘50. Senza nulla togliere al suo talento, Elvis “The Pelvis” divenne popolare nell’America dell’apartheid perché, essendo bianco, la sua musica nera era più accettabile per il pubblico bianco rispetto a quella eseguita da artisti di colore.
È innegabile che molti artisti di oggi spesso sono i prodotti di un certo tipo di industria discografica che sceglie bene quali artisti e quali messaggi trasmettere alle orecchie degli ascoltatori, foraggiati tramite i loro cellulari a bassa fedeltà dalle piattaforme di musica digitale che consigliano cosa ascoltare.
Neanche molti anni fa, l’industria discografica cercava artisti che potessero anche avere uno spessore culturale, oltre ad essere delle galline dalle uova d’oro, ed erano state lanciate nell’etere parole destinate a durare nel tempo, generare bellezza e creare cultura musicale. Tra le tematiche più usate e anche abusate: l’amore, i sentimenti, il rapporto uomo-donna, classici temi sempre attuali. Oggi questi temi, nei testi di molti artisti, in particolare nella trap, generano immagini e idee in netta antitesi con le ideologie della Cancel Culture, del movimento Woke e del Patriarcato, creando un enorme cortocircuito. Per uno strano effetto di un mondo forse al contrario, l’industria discografica riferita alla musica trap in continua ascesa propone e lascia accettare:
“La tua tipa tra i miei seguaci mi vede e dopo apre le gambe la scopo e poi si mette a piangere…”
«Bitch, ogni giorno non mi lasciano libero. Le ordino da casa come su Deliveroo…anche tua mamma è una mia ex…»
“Non ti guardo nemmeno a novanta così neanche ti vedo mi dici che sono un tipo violento però vieni solo quando ti meno”.
“Volo come un colibrì ah, cagna con il pedigree ah, Chiamami troia che ti rido in faccia, che mi vedi i denti col grill ah. Bella, nuda, matta, sempre tutta fatta, Così tanto TH, che ho la voce di Bat Man”.
“Non mi piace quando parla troppo. Le tappo la bocca e me la fotto”
“Se la tipa non vuol farlo, se la scopano i miei. Gli va male, perché, dopo se la scopano in sei”.
Immagini forti, la donna oggetto, l’amore come possesso, parole intrise di volgarità assolutamente sopra le righe, per la violenza, la brutalità e la trivialità gratuite; e non c’è nessuna giustificazione riguardo a un disagio sociale, o alla volontà di raccontare un certo mondo, come minimizzano alcuni autori trap, dicendo che i testi son solo una finzione.
Tornano alla mente i tanti personaggi femminili descritti dal cantautorato italiano. Facciamo insieme un piccolo viaggio a ritroso per capire cosa è cambiato. Il mai troppo ricordato Ivan Graziani, un artista pieno di senso dell’humor ed energia rock, in Paolina così tinteggiava una ragazza solitaria che non vuole o non sa uscire dal suo isolamento:
Paolina, Paolina
Paolina spiritosa
Paolina fiore di rosa
Paolina spiritosa
Paolina fiore di rosa
A casa la sera
Dopo il lavoro
Due uova dentro il piatto
La televisione che fa chiasso
Dopo il lavoro
Due uova dentro il piatto
La televisione che fa chiasso
Paolina, Paolina
Paolina, Paolina
Paolina, Paolina
Paolina amara come il sale
Su per le vecchie scale
Su per le vecchie scale
L’incontro su un treno con una spogliarellista viene raccontato in Isabella sul treno:
Settantasette vergini, ne avessi mai incontrato
Una in equilibrio come lei
Capelli color grano e occhi blu stoviglia
E un'aria da signora finta come le sue ciglia
Una in equilibrio come lei
Capelli color grano e occhi blu stoviglia
E un'aria da signora finta come le sue ciglia
E il treno cigolava sui binari dello Stato
Urlando nella notte come un disperato
Lei mi disse "Ciao, mi chiamo Isabella
Cercavo un posto in prima ma non l'ho trovato"
Urlando nella notte come un disperato
Lei mi disse "Ciao, mi chiamo Isabella
Cercavo un posto in prima ma non l'ho trovato"
Chissà che storia avrà Isabella?
E dove se ne andrà Isabella?
E dove se ne andrà Isabella?
"Che mestiere fai?" le ho chiesto, "Mi spoglio in un locale
E guardo intorno a me quelle facce da maiale”
E guardo intorno a me quelle facce da maiale”
Antonello Venditti così presentava due personaggi femminili molto diversi, Sara, una giovane studentessa, e la più smaliziata Giulia:
Sara
Sara, svegliati è primavera
Sara, sono le sette e tu devi andare a scuola
Oh, Sara, prendi tutti i libri ed accendi il motorino
Sara, sono le sette e tu devi andare a scuola
Oh, Sara, prendi tutti i libri ed accendi il motorino
E poi attenta, ricordati che aspetti un bambino
Sara, se avessi i soldi ti porterei ogni giorno al mare
Sara, se avessi tempo ti porterei ogni giorno a far l'amore
Sara, se avessi i soldi ti porterei ogni giorno al mare
Sara, se avessi tempo ti porterei ogni giorno a far l'amore
Oh, ma Sara, mi devo laureare ma forse un giorno ti sposerò
Giulia
Giulia gli occhiali sul naso
che sfiora la mente
parla di uomini e donne
come solo lei sa
e la camera è bassa
e la mano piano piano che scende
trova la tua tenerezza e la sua verità
che sfiora la mente
parla di uomini e donne
come solo lei sa
e la camera è bassa
e la mano piano piano che scende
trova la tua tenerezza e la sua verità
La tematica del possesso esclusivo della persona amata ricorre nei testi di Riccardo Cocciante, ma con una gratificazione nell’essere oggetto di tanto amore, come in Primavera:
Sarò il tuo contadino
E tu la terra mia
Combatterò col vento
Che non ti porti via
E tu la terra mia
Combatterò col vento
Che non ti porti via
Poi spargerò il mio seme
Nella tua verde valle
E aspetteremo insieme
Che venga primavera
Nella tua verde valle
E aspetteremo insieme
Che venga primavera
Nella famosissima Bella senz’anima viene descritta una donna senza scrupoli, impietosa nella fine di una relazione di amore infelice:
Vivere insieme a te è stato inutile,
tutto senza allegria, senza una lacrima.
Niente da aggiungere, e da dividere.
Nella tua trappola ci son caduto anch'io,
avanti il prossimo gli lascio il posto mio...
povero diavolo, che pena mi fa!
tutto senza allegria, senza una lacrima.
Niente da aggiungere, e da dividere.
Nella tua trappola ci son caduto anch'io,
avanti il prossimo gli lascio il posto mio...
povero diavolo, che pena mi fa!
E quando a letto lui ti chiederà di più,
glielo concederai, perché tu fai così:
come sai fingere se ti fa comodo.
glielo concederai, perché tu fai così:
come sai fingere se ti fa comodo.
La tematica dell’amore, in un mondo che ha voglia di volersi bene, manifestando sincerità e spontaneità di sentimenti, la troviamo analogamente espressa nei testi di Claudio Baglioni:
E tu
Seguire il tuo profilo con un dito
baciarti le labbra con un filo d’erba
tu fatta di sguardi e di sorrisi ingenui tu
e fermarci a giocare con una formica
Una delicata descrizione dell’immagine della ragazza amata nella celeberrima Questo Piccolo Grande Amore:
Quella sua maglietta fina
tanto stretta al punto che immaginavo tutto
e quell’aria da bambina
che non gliel’ho detto mai, ma io ci andavo matto
Franco Battiato, cantautore colto e raffinato, ricco di citazioni provenienti dalla cultura orientale ed esoterica, ci dona questi versi in E ti vengo a cercare:
E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Emanciparmi dall’incubo delle passioni
cercare l’Uno al di sopra del bene e del male
E in uno dei suoi brani più riusciti, La Cura:
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te
io sì, che avrò cura di te.
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te
io sì, che avrò cura di te.
Nel suo mondo poetico, anche popolato da poveri, diversi, prostitute, ladri e assassini, Fabrizio De André così descrive ne La Canzone di Marinella una donna che vive un amore candido, fino a morirne. Ma il destino la fa volare sopra una stella, dove appare un Re senza corona e senza corte, che lei seguirà, come un bimbo che rincorre l’aquilone:
C’era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra e i capelli
c’era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi
Furono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle
la delicata immagine di una donna che affronta la sua maturità ne La stagione del tuo amore:
La stagione del tuo amore non è più la primavera,
ma nei giorni del tuo autunno hai la dolcezza della sera.
Se un mattino fra i capelli troverai un po' di neve
nel giardino del tuo amore verrò a raccogliere il bucaneve.
Lucio Dalla, in Anna e Marco, rende pura poesia la descrizione di due ragazzi che si incontrano:
…Anna bello sguardo, non perde un ballo
Marco che a ballare sembra un cavallo
In un locale che è uno schifo
Poca gente che li guarda, c'è una checca che fa il tifo
Marco che a ballare sembra un cavallo
In un locale che è uno schifo
Poca gente che li guarda, c'è una checca che fa il tifo
Ma dimmi tu dove sarà
Dov'è la strada per le stelle
Mentre ballano
Si guardano e si scambiano la pelle e cominciano a volare
Dov'è la strada per le stelle
Mentre ballano
Si guardano e si scambiano la pelle e cominciano a volare
Rileggendo gli attuali testi dei trapper, ben costruiti e veicolati dall’industria discografica, non viene da pensare che il momento più poetico sia il silenzio alla fine del brano?