A Cagliari il primo ospedale nel metaverso - InEsergo

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24 Novembre 2024 - Attualità

Tra futili polemiche e lo smantellamento della sanità pubblica
 
A Cagliari il primo ospedale nel metaverso
 
“Le masse stanno lì inchiodate
e si divorano tutto senza protestare
gli si potrebbe dare in premio
un bel barattolo di merda
per duemila lire.
E senza esitare un momento
sarebbero pronti a scannarsi
per quel divertimento”
Giorgio Gaber, “La Festa”


Le cazzate, si sa, piacciono sempre tanto. Soprattutto piace accapigliarvisi sopra, insultandosi a mezzo social. È lo sport nazionale, il passatempo forte. Qualcuno lancia un amo nel mare e i pesci accorrono, felici di appendersi all’uncino. Solo negli ultimi giorni, per dire, abbiamo visto il trasgressivo Vasco Rossi ricordare la deportazione del padre in un lager nazista di Dortmund durante la Seconda Guerra Mondiale, vaneggiando al contempo del ritorno dei nazifascisti in salsa di “lupi travestiti da agnelli”. Apriti cielo.
 
Poi il grande circo massmediatico ci ha fatti accorrere all’epico show della fuga da X (il social di Elon Musk dall’ottobre del 2022) principiata con The Guardian e proseguita nel nostro paese con altri rivoluzionari come Piero Pelù ed Elio e le Storie Tese: una notiziona, considerato che la base utenti di X è cresciuta del 17% rispetto allo scorso anno. Insomma, un florilegio di cervelli esultanti a tempo di cellulari e telecomando.

In questa grande parata di imballaggi senza vita (cit.), che sarebbero poi le nostre scatole craniche, accade puntualmente che le notizie importanti passino in secondo piano. I temi, cioè, per cui dovremmo incazzarci per davvero sono sistematicamente posti sottotraccia, meglio di come farebbe un mago con il classico coniglio nel cilindro. Ci riescono sempre, perché i veri maghi sono loro, e noi solo polli di allevamento (altra cit.).

Per dirne una, lo scorso 24 ottobre a Cagliari è stato inaugurato il primo ospedale nel metaverso. Sì, avete capito bene. Vi si entra con gli oculus, ma anche un più modesto tablet può andare bene: vi accoglierà Anna, un’assistente digitale pilotata dall’AI, piacente e sempre cortese, mai malata nè in ferie. Al piano terra sarà possibile prenotare una visita e pagare il ticket, ordinare un farmaco o monitorare il Pronto Soccorso. Ai piani superiori verranno implementate terapie del dolore e cure palliative. I cittadini, o per meglio dire gli utenti, potranno godere delle fantasmagorie digitali senza muoversi da casa e naturalmente con l’IT Wallet configurato nel nuovo costosissimo smartphone acquistato a rate.

Già mi immagino la nonna osteoporotica e il pezzente qualsiasi che non ha la possibilità di accedere alla sanità privata (ma paga ugualmente le tasse) ebbri di gioia all’idea di infilarsi in un videogioco per il controllo delle tonsille da remoto. Uno sballo tecnocratico. Chiedo al cortese lettore la pazienza di leggersi qualche riga di freddi dati. Dopo 15 anni di tagli alla sanità pubblica, secondo l’ultimo report della Fondazione Gimbe il nostro paese destina solo il 6,2% del prodotto interno lordo (Pil) alla spesa sanitaria, collocandosi all’ultimo posto tra quelli del G7. La tendenza definita dalla nuova legge di bilancio è del 5,7% da qui al 2029.

Ricordate le polemiche sui posti letto durante i giorni del Covid? In appena due anni, passato l’acme pandemico, ne sono stati tagliati oltre 30 mila: nel 2020 i posti letto erano 257.977 contro i 225.469 del 2022. Secondo l’Istat nel 2023 ben 4 milioni e mezzo di italiani hanno rinunciato alle cure, di cui 2.5 milioni per motivi espressamente economici. Ricordo male o l’articolo 32 della nostra Costituzione sanciva il diritto alla salute?

Di fronte a questo sfacelo è possibile che la soluzione dirimente sia andare verso il metaverso sanitario? Se si osservano le sei missioni incluse nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), i proventi destinati alla digitalizzazione ammontano al 21,04% del totale, contro un minuscolo 8,16% per la salute: di questi ultimi fondi, ben 7 miliardi sono destinati esplicitamente a “reti di prossimità, strutture e telemedicina”. Il concetto è più chiaro? Per risolvere i problemi delle fondamenta si vernicia il tetto, secondo la più classica delle modalità distopiche ottriate dai padroni del vapore, lontane dalla dialettica cool dei salotti televisivi serali.

Le delizie della sanità vicino ai cittadini, dell’efficienza, dell’abbattimento delle liste d’attesa e, soprattutto, della comodità, profumano di acre supercazzola se alla realtà virtuale non corrisponde la realtà reale. Le aggressioni al personale sanitario, aumentate del 38% negli ultimi 5 anni, per quanto deprecabili sono lì a testimoniare che la sanità pubblica avrebbe bisogno di una visione totalmente differente, e di investimenti, più che di tecnologia. Una visione, per inciso, che ai detentori del discorso non conviene per nulla.

Sommersi da palate di retorica e di mitologia dell’efficienza e del progresso, non sembra possibile immaginare un orizzonte degli eventi dove il cittadino non sia altro che un avatar digitale gestito da un algoritmo, un cumulo di dati privo di ogni slancio metafisico o, più banalmente, umano. Entro il 2025 almeno 300mila persone dovranno essere assistite attraverso gli strumenti della telemedicina. Si comprende bene la destinazione finale, ovvero la lacerazione definitiva di ogni connessione empatica tra medico e paziente. In una prospettiva riduzionistica, laddove l’unicità dell’organismo e della sua psiche affoghi in un rigido flusso di protocolli di cura, linee guida e burocrazia, il medico già oggi pare nulla più che un semplice passacarte, galoppino della politica scientistica e dello strapotere dell’industria farmaceutica.

Il Covid ha mostrato come una società totalmente teleconnessa e teleguidata è possibile. Si tratta solo di raggiungere l’approdo finale: una volta reso l’uomo antiquato, per dirla alla Gunther Anders, si potrà finalmente migliorarlo, renderlo più funzionale, pulito e traslucido, affidando alla tecnica la gestione della carne. Privando ogni singolo corpo della sua irriducibile atipicità, affogandola in un lavacro statistico e unicamente funzionale, sarà possibile produrne il perfetto contraltare virtuale. E mentre tutto accade sotto al nostro naso, velocissimamente, la folla esulta per le magnifiche sorti e progressive. E Piero Pelù boicotta Elon Musk, come un vero patriota qualsiasi.

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