La dittatura della felicità
- Le Milizie mi stanno cercando, sono quasi spacciato, prima di arrendermi e accettare il mio destino ho deciso di registrare su questa vecchia musicassetta che ospitava un best degli Smiths. È quindi abbastanza chiaro che il sacrificio è grande, spero che serva -
Quando tutto iniziò la prendemmo a ridere, venivamo dall'esperienza televisiva di Black Mirror, tutto ci sembrava assurdo ma sopportabile, e quindi qualcuno rideva, qualcuno si dava di gomito, e nei bar c'era un chiacchiericcio che non lasciava trasparire nulla di preoccupante, anzi molti si dicevano sollevati.
Poi iniziarono a oscurare i canali televisivi di informazione, ma solo in certe fasce orarie per non infastidire i bambini, pensavamo fosse una cosa buona, del resto i bambini sono bambini ed è giusto che restino quantomeno protetti da certe notizie terrificanti.
- Hanno finito di setacciare il palazzo a fianco, li vedo scendere per le scale, ho poco tempo, davvero poco -
Siccome tutte le dittature hanno in qualche modo fatto scuola, Loro, ispirandosi a quella italiana, decisero di regalarci una divisa standard: le donne in abiti anni ‘50 in stile vecchia sitcom, gli uomini con pantaloni cachi e golfino verde con sotto una bella camicia azzurra. I bambini invece furono più fortunati, i maschietti da supereroe le bambine da principessa. In ogni evento pubblico e privato dovevamo vestirci così, erano bandite le parolacce, le imprecazioni e perfino suonare il clacson dell'automobile con una certa veemenza era un gesto passibile di arresto e immediata carcerazione. Dopo la carcerazione si poteva finire in rieducazione o ai lavori forzati, per questa scelta era stato delegato un tribunale speciale e i giudici erano obbligati a emettere le sentenze sorridendo e chiudendo sempre l'udienza con una morale, perché si doveva dare un messaggio ai bambini affinché scegliessero la giusta strada. Le udienze erano pubbliche ed era consentito il dibattito a tutti meno che all'imputato che non aveva la possibilità di difendersi.
Dopo un paio d'anni gli aspetti positivi andarono scemando decisamente, i sorrisi si fecero sempre più tirati, le gentilezze e l'educazione apparvero finte e forzate, le milizie avevano stretto la loro morsa su tutti e ogni aspetto della nostra vita veniva monitorato, alcune telecamere avevano un sensore che segnalava il sorriso sui volti della popolazione: un mancato sorriso era punito severamente, con circa una ventina di manganellate, una parolaccia con il taglio della lingua e un'imprecazione o uno scatto di collera potevano avere conseguenze inimmaginabili. Se le milizie per puro caso non ti avessero notato ci sarebbe sempre stata una madre che proteggeva i suoi bambini che sarebbe andata di corsa a denunciarti.
- Le milizie hanno buttato giù il portone, li sento cantare, quando cercano qualcuno cantano allegri il nostro inno nazionale, il loro inno nazionale -
Organizzammo una resistenza, volantinaggio, atti di guerriglia, facce imbronciate, parolacce scritte sui muri, sit-in di protesta, maglioni indossati a rovescio ma Loro erano ovunque e tremendamente organizzati, inoltre erano pieni di spie e collaboratori, quando a qualcuno di noi venne l'idea di citare George Orwell per sensibilizzare la popolazione Loro comprarono i diritti di 1984 e ci realizzarono su una sitcom che, manco a dirlo, fece oltre il cento per cento di share.
Ci avevano disarmato e iniziarono piano piano a decimarci, la resistenza cadde in modo disonorevole, decidemmo di scappare, ma anche questa soluzione non fu praticabile, il loro governo era diventato mondiale, sono in questo palazzo fatiscente da circa due settimane, ho finito il cibo una settimana fa.
- Ho cercato di resistere ma li sento cantare, sono sempre più vicini, credo sia finita, spero che aver sacrificato gli Smiths sia servito a qualcosa -
...
Sono ancora io, ho recuperato un'altra cassetta, registro dal dormitorio del penitenziario, non chiedetemi come ho fatto a portare qui il registratore, la storia non vi piacerà. Dopo il mio arresto mi portarono in piazza, ai piedi della grande statua del leader, e lì venni giudicato: il giudice sorridendo mi condannò ai lavori forzati e prima di essere portato via dovetti cantare l'inno nazionale, “Topolin, Topolin viva Topolin, solo tu Topolin, puoi capir…”.
La condanna ai lavori forzati ha una durata a vita, quindi ogni giorno mi alzo, mi metto il mio costume da Pippo e saluto la gente che viene a vedere la parata, e prendo calci negli stinchi dai bambini stronzi vestiti da Thor o Iron Man o Spider Man, ogni giorno, giorno per giorno, tutti i giorni, per tutto il resto della mia vita.
Qualcuno disse che votare Topolino alle elezioni sarebbe stata una buona idea. Quel qualcuno non aveva idea di come sarebbe finita.
- Chiudo -