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12 Gennaio 2023 - Storie

Ultimi attimi prima di un viaggio senza ritorno
 
In volo
 
Orario: 11:43. Trasalì. Brutta idea quella di farsi i capelli prima di partire. Gli rimanevano poco meno di due ore da quando il suo volo, con lui o senza, avrebbe lasciato terra. Con un brutto presentimento arrancò verso casa.

Arrivò al portone già ansimante e si trascinò miseramente per le molte scale, finché non arrivò alla porta di casa totalmente sfinito. Le mani gli tremarono mentre cercava le chiavi. E anche dentro la situazione non migliorò. Dalla soglia l'appartamento gli sembrò una giungla. Il disordine aveva messo radici, aveva fruttificato tutto intorno e aveva impollinato di polvere stantia le superfici. Si ritrovò a pensare come potesse viverci e si stupì. Ma non c'era tempo. Radunò in un angolo tutti gli strumenti che gli servivano. Qualche prodotto per pulire c'era. E sbuffando e ansimando si apprestò all'opera.

Un'ora dopo il disordine era amplificato, ma la casa pulita. Lo stendino era di traverso per la stanza, con qualche panno attaccato, perché durante la sua assenza sul balcone si sarebbe bagnato. Il letto era rimasto scostato dal muro, le sedie erano capovolte sul tavolo per passare il mocio sul pavimento, e le aveva tenute in equilibrio con contrappesi di vestiti e oggetti vari, apparentemente non fragili. I piatti erano ancora sporchi e immersi nell'acqua. La scopa, il mocio, i secchi dell'acqua (pieno e saponoso) e quello della spazzatura dispersi in giro. Però aveva pulito. Suonò il cellulare: madre.

"Allora, sei in aeroporto?" "Sto partendo, mamma". "Partendo? Da dove?" "Da casa." "Ma il volo parte tra meno di un'ora! Sei impazz.." Chiuse la chiamata. Si mise la mano sul petto, perché si sentiva mancare l'aria. Doveva essere incandescente in viso. Sentiva molti meno dei suoi cinquantatré anni, o molti di più. "Allora, la valigia..." Dov'era? Dove? Ma non aveva valigia, aveva lo zaino. Era nell'armadio. Perfetto. "Chiudere, chiudere tutto!" gridò alla stanza. Abbassò la prima persiana, si ricordò di accendere la luce o non avrebbe più trovato la porta di casa, in quel momento sua madre lo chiamò nuovamente.

Si costrinse a rispondere, esprimendo confusamente e quasi gridando che gli dispiaceva di essere in ritardo, aveva fatto un errore, si era tagliato i capelli, non poteva non pulire casa, no. No, gli dispiaceva molto se l'aveva fatta preoccupare, era costernato, ma che per piacere lo lasciasse fare, poteva darsi che ancora ce la facesse a prendere il volo. Chiuse. Abbassò freneticamente l'altra persiana, annaspò a ritrovare l'interruttore della luce che intanto aveva spento e con lo zaino in spalla che ballonzolava corse fuori e tirò la porta. Scese le scale precipitosamente. Chiudendo dietro di sé il portone si illuminò di terrore: "Ho chiuso l'acqua e il gas?" (il congelatore doveva rimanere acceso, aveva deciso). Non lo sapeva, non importava.

Con quel dubbio nel cuore, che sentiva come una triste certezza, corse alla fermata del bus. Gli andò tutto bene, non c'era più traffico in giro. Arrivò allo spazioporto, corse dentro e prese il suo volo, l'ultimo volo dalla Terra, destinazione FR-256, nebulosa dell'Aquila.

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