Il cliente mediano - InEsergo

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09 Ottobre 2022 - Storie

Una storia di ordinaria uniformità gregaria
 
Il cliente mediano
 
Il nostro protagonista è un tale signor Morello. Un nome insolito, a cui non è molto affezionato. Non parleremo della vita del signor Morello; certo, spiegherebbe molte cose, è vero, ma qui... Insomma, dovrete accontentarvi della vostra immaginazione. Scommetto che lo avete già presente, come fosse lì davanti a voi. E neppure il dopo tratteremo, e non saprete neppure se è ancora vivo o già giù sottoterra. In fondo, è importante?

Nel momento di cui parliamo, attraversava una fase cinica e un po' trasandata, séguito inevitabile di un'altra fase in cui era stato per un certo tempo felice. Consideriamo, ad esempio, che andare al supermercato aveva preso una certa importanza nella sua routine quotidiana. Il risvolto positivo era che aveva iniziato a cucinare per gli amici. Intendiamoci: niente di complicato. La sua specialità era la pasta tonno e pomodorini, a volte con i capperi (se era di umore ispirato). Il risvolto negativo era per gli amici, che cominciavano ad averne abbastanza di tonno e di pomodorini e volevano andare a mangiare fuori quando si vedevano, fosse anche una pizza, ma sentivano che non sarebbe stato giusto, nel suo stato, togliergli anche questa soddisfazione.

Per fortuna, di lì a poco il nostro Morello, apprestandosi a fare la spesa per la cena del giorno dopo, incappò in un dilemma. Accanto al solito tonno che sempre comprava, c'era una gustosa variante piccante. Un po' diffidente, prese il vasetto in mano e guardò bene: tonno e un po' di peperoncino. La ditta era la stessa. Azzardò. L'innovazione piacque. Uno dei suoi amici (a cena erano in tre quella sera) gli posò sazio e soddisfatto la mano sulla spalla, gli fece i complimenti. "E bravo Morello! Ci voleva questo po' di piccante. Col tonno sta benissimo. Ma quanto ne metti?" Morello sorrise. "Guarda, confesso. Non ho imparato a cucinare, almeno non ancora. Ho visto che vendono il tonno già con il peperoncino e l'ho comprato. Sicuramente se cerchi bene lo troverai anche tu." "Dai, Morello, buono come il tuo mai!" rispose l'amico ridendo.

Non si rividero per altre due settimane, fino alla cena successiva. Quando accadde, l'amico quasi non lo riconobbe. Morello aveva preparato una pasta di farina di lenticchie, il sale era rosa, l'olio aromatizzato al tartufo. Anche le lampadine sembravano diverse e fuori la citronella contro le zanzare aveva un odore più pungente. Il tonno era ovviamente quello piccante che tanto era piaciuto. "Morello" - aveva esclamato l'amico - "che ti è successo?" Morello rideva. "Che ne pensi?" "Penso che sei sulla strada giusta, amico mio." E lo abbracciò. "Ma dove trovi tutta questa roba particolare?"

Era vero, qualcosa era cambiato. Improvvisamente, per ogni ingrediente della sua pasta aveva trovato varianti nuove e curiose. Avrebbe giurato su qualsiasi cosa che prima non c'erano. Non poteva essere semplicemente che non le aveva mai notate: evidentemente il suo supermercato voleva farlo felice. "Bastasse questo, Morello! Beato te!" esclamava il suo amico. "Però ti vedo bene, continua così. Altre novità nella tua vita? Ci devi dire niente?" disse ammiccando. "Niente, davvero" aveva risposto Morello con viso imperturbabile. Intanto però era felice. "Senti, ma se ti chiedessi di prendermi tre o quattro cose dal tuo supermercato magico, mi faresti il favore?" "Certo, scrivimi pure tutto. Te li porto alla prossima cena".

Alla volta successiva, l'amico gli si avvicinò per chiedergli se fosse riuscito a fargli il favore. Morello si rabbuiò in volto. "Allora, sei riuscito a trovare tutto? Quanto ti devo?" È strano" rispose. "Che cosa?" "Trovo solo quello che prendo di solito. Di quello trovo tutte le varianti, è assurdo. Per esempio, io compro solo penne e fusilli, lo sai. Di penne e fusilli trovo quelle integrali, quelle di lenticchie, pure quelle di farina di mais biologiche, eque e solidali. Di spaghetti ci sono solo i soliti. E anche per le sardine, quelle non le prendo mai. Me le hai chieste all'olio di oliva, niente di particolare, e le ho trovate solo al naturale. Lo stesso per tutto il resto." "Che stupidaggine, Morello! È una cosa che non sta in piedi. Ma in che razza di supermercato vai? Lo potevi dire che non ti andava di farmi questo favore" disse l'amico. "Ma io ti giuro..." "Ma va, va..." "Però una spiegazione c'è", intervenne il terzo amico. "Mi ascoltate?". I due fecero silenzio.
 
"Allora, alcune catene applicano la teoria del cliente mediano. Ci siete? Ora vi spiego. Una filiale sceglie per un certo tempo un solo cliente come rappresentativo diciamo della media della clientela." "Come un cliente ideale?" "Come un cliente ideale". "E allora?" "La filiale per quel periodo si basa sugli acquisti abituali di quel cliente e così testa l'introduzione di nuovi prodotti sul mercato. Se piacciono a lui, piaceranno alla media dei clienti. E secondo me sei incappato proprio in questo gioco, Morello".

"Ah, non è possibile!" disse l'amico. "Perché no? Morello sarebbe il cliente mediano perfetto. È la persona più abitudinaria che conosciamo." La rivelazione inaugurò un periodo strano per Morello. Per un motivo o per un altro, per un bel po' non riuscì a organizzare una cena con i suoi amici. Ogni tanto non rispondevano, altre volte intervenivano impegni improvvisi quando aveva già comprato tutto. Morello cominciava a sospettare che gli invidiassero la sua nuova condizione. D'altro canto, la certezza di essere stato scelto gli aveva ridato la vita. Era il cliente ideale del suo supermercato; decideva lui se un prodotto doveva avere successo o no. E i cari geni del marketing che lo spiavano mentre girava tra gli scaffali non potevano sospettare che lui stesse al gioco apposta.

Al lavoro, i colleghi cominciarono a commissionargli prodotti particolari. E lui li accontentava. Un collega voleva la schiuma da barba al mentolo e ginseng? Bastava comprare per qualche volta il prodotto base. Dopodiché, immancabilmente, si presentava tutta una varietà del prodotto tra cui scegliere, proprio come con il tonno. Ovviamente, tutto era a spese di chi commissionava il prodotto. E lui ci faceva la cresta su. Si accorse che alla gente non importava comprare più volte un prodotto base se otteneva poi la variante che voleva. Qualcuno addirittura gli aveva detto che poteva tenere lui i prodotti non graditi; finché un giorno, quando il meccanismo aveva preso a girare in modo stabile, si fermò a guardare la quantità di roba che i suoi "clienti" gli avevano lasciato e di cui non sapeva che farsene.

"La gente è matta" pensò.




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