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23 Dicembre 2021 - Attualità

Il grande ossimoro di questo nostro Natale
 
Il Buio e la Luce
 
“La normalità che perseguiamo non sarà comunque il ritorno al mondo di prima”
Sergio Mattarella

Natale 2021. L’Italia torna a presentire la stretta di una morsa da cui i più credevano di essersi liberati. Serpeggia un malcontento e un senso di frustrazione che paiono dilaganti. Mentre si annullano le prenotazioni di viaggi e cenoni, le ombre nere di un futuro sempre più incerto giacciono sul narcolettico tran-tran della maggioranza dei concittadini italiani. Non ne usciremo mai. Non ce la faccio più. Non è possibile andare avanti così. Le strade delle nostre città registrano una crescente presenza militare e di forze dell’ordine e un controllo via via più pressante della legittimità dei comportamenti dei privati cittadini, continuamente monitorati nei loro spostamenti e nelle abitudini attraverso lo sfoggio dell’imprescindibile lasciapassare verde. Possibile che siano stati messi in preventivo gesti irrazionali da neutralizzare sul nascere con l’aumento delle strette e la conseguente emersione delle frustrazioni più profonde?

Natale è la festa della luce, precisamente del Dies Natalis Solis Invicti; dal 337 d.C. per opera di Papa Giulio I è il giorno della celebrazione della nascita di Cristo. Il 25 dicembre il sole, dopo essere sprofondato nell’oscurità e aver toccato il punto più basso con il solstizio d’inverno, torna ad ammantarsi di vigore e le giornate riprendono ad allungarsi. Esotericamente il Natale è la celebrazione della Rinascita, la vittoria della Luce sulle Tenebre, l’ingresso in uno stato di coscienza più elevato. Più prosaicamente è anche il periodo dell’anno in cui le famiglie si riuniscono, i lari vegliano sui focolari domestici, ci si scambia regali ma anche abbracci e gesti d’affetto, si sta in compagnia.

Non è un caso che determinate forze detestino il Natale. Molti accadimenti degli ultimi mesi potrebbero non essere affatto accidentali, a cominciare dalle tempistiche tanto chirurgiche quanto stravaganti di alcuni provvedimenti legislativi. Su un piano più esoterico, degna di nota appare la celebrazione del settecentenario della morte di Dante con un mese di ritardo, il 15 ottobre 2021, data zero dell’adozione del green pass nel mondo del lavoro; quel giorno abbiamo assistito all’inaugurazione della mostra “Inferno” di Jean Claire alle Scuderie del Quirinale, incentrata sulla versione in gesso dell’incompiuta Porta dell’Inferno di Auguste Rodin, personaggio dalle oblique frequentazioni occultistiche. Contemporaneamente all’allestimento di tale monotematica mostra, con oltre duecento opere esclusivamente dedicate al regno ultraterreno più basso, tra 24 settembre e 3 ottobre scorsi dalla Sacra di San Michele a Torino è stato scagliato in cielo un ammaliante fascio di luce simboleggiante la spada del santo, grazie a due potenti elettrodi. La Sacra è luogo bianco per eccellenza, parte della cosiddetta linea energetica che dall’Irlanda alla Palestina collegherebbe direttamente sette basiliche unite dal culto dell’arcangelo patrono della Chiesa Universale.

Nuove stringenti restrizioni intanto si stagliano nel cielo del gennaio prossimo venturo, forse anche per congelare l’economia e abbassare un’inflazione già oltre la soglia senza bisogno di ricorrere all’aumento dei tassi di interesse, continuando ad attingere agli aiuti di Stato e alle risorse del PEPP (Programma Di Acquisto Per L’Emergenza Pandemica). Come se non bastasse si profilano interruzioni di gas e corrente elettrica, già candidamente paventate lo scorso 30 novembre non da un complottista qualsiasi ma dal ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti a causa dell’attuale assetto dell’approvvigionamento energetico. Recentemente anche l’amministratore delegato di Trafigura Group, Jeremy Weir, ha rilanciato il rischio di un blackout generalizzato per vie delle interruzioni di fornitura di energia nucleare dalla Francia e il continuo aumento dei prezzi di gas ed elettricità. A completare il quadro si considerino le tensioni tra Ucraina e Russia, lo stanziamento di circa 175.000 militari russi a poche centinaia di chilometri dal confine e le accuse americane al Cremlino di presunti progetti di invasione del territorio ucraino, con l’Alleanza Atlantica già allertata in difesa dei paesi dell’Europa Orientale.

Che dire infine delle indicazioni da seguire per i dipendenti della Commissione Europea nelle comunicazioni esterne e interne? Cancellare la parola ‘Natale’, usare nomi generici invece che cristiani, soppiantare i riferimenti al maschile e femminile con espressioni neutre. Insomma, se qualcuno ha ancora dei dubbi sul contesto simbolico e valoriale in cui avvengono gli accadimenti di questi giorni è pregato di informarsi meglio. Di fatto le metodologie comunicative con cui, non più tardi di un mese fa, si prometteva di salvare il Natale sono le stesse che abbiamo avuto modo di saggiare ormai da due anni: frasi ad effetto, slogan ansiogeni, toni da apocalisse imminente e conseguente netta divisione tra bene e male, buoni e cattivi. Inutile sottolineare come i cattivi siano sempre coloro i quali, a ragione o a torto, con argomenti più o meno solidi, si discostino dalla vulgata dominante. Candidamente (come nel suo stile) Mario Monti ha invocato una comunicazione meno democratica e maggiormente dosata dall’alto, con buona pace dei beoti che hanno cacciato il dubbio dalla loro scatola cranica.

Non praevalebunt. Il Natale 2021 dunque pare un ossimoro, uno scherzo del calendario. Nulla a che vedere con l’attesa dei regali nella notte più magica dell’anno, l’atmosfera gioiosa, perfino l’imbarazzo o il sottile fastidio di incontrare tutto il codazzo parentale. Eppure, è proprio questo il momento della fede. Sotto la coltre cinerea di una contemporaneità che non sembra lasciare adito alla speranza, una nuova umanità sta nascendo. Al freddo e al gelo, di nascosto, come nella grotta simbolo del nuovo mondo che viene alla luce in occasione della Natività. Occorre anzitutto restare umani, integri nello spirito, non cedere alle istanze dell’odio e del terrore. Sant’Agostino diceva: “Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall’uomo, e tuttavia in questa unione consiste l’uomo”. Non pieghiamoci a visioni limitanti dell’esistenza, al biologicamente corretto. La vita non ha nulla a che vedere con un codice a barre ma passa talvolta attraverso la cruna dell’ago. Nella fede e negli abissi del sé interiore stanno le forze in grado di fronteggiare ogni tsunami, nell’energia sprigionata da un abbraccio il grimaldello per rischiarare il sonno della ragione. Occorre fare esperienza dello Spirito, trovare la gioia nella sofferenza, nella fatica, liberarsi interiormente, abbandonarsi totalmente e lasciare andare. Nessun lascito di questo spettrale Natale potrebbe essere più beneaugurante, proprio come il nero poco prima dell’alba.

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