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17 Luglio 2021 - Storie

Trattato fuori stagione sul Capodanno. Con storia annessa
 
Fuori tempo
 
Il Capodanno è una grande invenzione. Ci pensate? Anziché tormentarsi continuamente, come la nostra specie tende a fare per natura, qualcuno (lode a chi l'ha fatto) ha pensato che forse sarebbe stato meglio farlo un solo giorno all'anno, un solo giorno per tutte queste scomode esigenze: riflessioni su tempo ed esistenza (per i più inquieti), bilanci personali, relazionali o di natura prettamente economica (va bene tutto); progetti futuri (in tre fasi: “grandi speranze”, “miraggi di cambiamento”, “accettazioni forzate di come si è, ché tanto alla fine chi nasce tondo...”). Un giorno, mentre gli altri 364 rimangono a disposizione per fare quello che ci pare. Una specie di giorno del Giudizio, ammettiamolo, ma prevedibile; anzi è pure evidenziato in rosso ed è giusto lì, alla fine del mese, alla fine del calendario; così chiaro che proprio non puoi non notarlo. Insomma, hai tutto il tempo di farti trovare preparato e arrivarci con serenità. E via un altro anno.

E poi, ma non meno importante: abbiamo elaborato proprio un bel trucchetto sul tempo. Il 31 dicembre è il giorno in cui passato e futuro sono così vicini che quasi si toccano; quasi, come le acque di due mari che, pur scorrendo una accanto all'altra, rimangono di colore, densità, salinità diverse. È un fenomeno affascinante. Solo in questa forma densa noi possiamo maneggiarli col pensiero e dire: passato di qua, futuro di là; si fa un salto sulla linea e arrivo dall'altra parte. Qualcuno lo aveva detto: l'uomo tratta il tempo come se fosse un pezzo di terra.

Ma il Capodanno ha anche un lato oscuro che lo avvicina a un'altra festa; una festa così insidiosa che molti ne farebbero volentieri a meno: parlo del compleanno. Il compleanno è, a dispetto di tutto, una festa solitaria. Hai voglia a circondarti di amici e parenti: gli anni li fai tu, mica loro. Ecco, per me il Capodanno è come un compleanno universale, il compleanno di tutti, ma ciascuno per sé. Questo lo rende molto diverso dalle altre feste, le feste “comunitarie”, diciamo così, o “familiari”, di cui il Natale è l'arrogante capofila. Ed è forse per questo che io il Capodanno lo vivo male. Ma ognuno trova le proprie contromisure.

31 dicembre, ormai 1° gennaio da 35 minuti.

Fuori i botti non hanno ancora smesso di tempestare la notte. Ci sono stati i brindisi con lo spumante di rito; ci sono stati gli abbracci con gli auguri. Ognuno ha reagito come ha potuto: i non pochi cui è scesa una lacrimuccia hanno fatto gruppo verso la fine del tavolo e ora si stanno ricomponendo sostenuti gli uni agli altri; nell'attesa un po' imbarazzata, tra chi è rimasto asciutto qualcuno è tornato a sedersi e sta con lo sguardo fisso alla parete; qualcun altro è ancora in piedi e non sa dove guardare; tutti, dentro o fuori, ancora sottosopra.

Come in ogni famiglia, anche qui è tradizione che il Capodanno si faccia dai nonni; ma sono ormai tre anni, da quando è rimasta sola, che nonna Angela è venuta a stare dalla figlia grande, Giulia. Ecco perché la festa è stata fatta qui, a casa sua. Nonna Angela ha avuto anche altri due figli: Francesco è il maggiore dei tre. Da quando ha perso la moglie, ed è ormai parecchio tempo, si aggira come un fantasma; stasera è arrivato per ultimo e ha passato tutta la serata nell’angolo, con lo sguardo assente. L'altra figlia è Letizia, la sorella operosa, un vero carro armato. È lei che, al prezzo della trasformazione della cucina della sorella in cantiere, ha sbrigato i preparativi. Perciò è qui già dalle sei del pomeriggio.

Giulia, mettendo la casa, ha già fatto abbastanza. Lei è la sorella orgogliosa. Ha protestato finché poteva, come ogni anno, per salvaguardare il suo onore di padrona di casa, e poi ha lasciato campo libero a Letizia per il bene di tutti e della cena. Questa la famiglia, ma poi ci sono gli amici, i coniugi, i figli; questi ultimi, data l'età media dei genitori sui 40 anni, sono in gran parte bambini dai 6 ai 12 anni. E sono un gran numero. In mezzo a questa baraonda, Letizia deve farsi in quattro per organizzarsi, ma è riuscita splendidamente a dividersi tra la cucina e le chiacchiere. È stata capace, sorridente e solida. Suo marito, Bruno, le ha dato una mano per quanto possibile. Come coppia sono gli unici a non contribuire con pargoli al bilancio totale. Insomma, non hanno figli, per decisione comune. Giusto poche volte, quando non riesce ad addormentarsi, le capita di pensarci.

Degli adulti presenti, quasi tutti sono sposati, o lo sono stati (parlo di Francesco, poverino). Tra i pochi non sposati, alcuni amici invitati da Clelia, grande amica di Letizia: Sara, bionda, alta, un po' snob, e Fabrizio, molto molto taciturno, un po' a disagio. Non stanno insieme.

1° gennaio, le 2 e 10.

Gli ospiti sono andati via da mezz'ora. Rimangono ora solo i resti della festa. Nonna Angela, nonostante le proteste, non è ancora a letto e darà una mano a sistemare, come ogni anno. I due figli di Giulia invece sono appena crollati sul divano e per ora va bene così. Letizia si è trattenuta fino a ora, ma sta andando via anche lei. Giulia, seduta al tavolo, la guarda uscire con sguardo inespressivo. Poi nonna Angela si alza e lei la segue. Si comincia.

1° gennaio, le 3.

Buio e silenzio a casa di Letizia. Il russare sommesso di Bruno riempie gli ambienti scandendo il tempo. “È un sottofondo gradevole”, pensa Letizia guardando il soffitto. La porta di casa è rimasta aperta, anche se di poco, ma nel buio non si nota. E poi, finalmente, si sente la porta chiudersi quasi senza far rumore. Fabrizio è lì in cucina, impalato, che quasi si guarda le scarpe. Lei lo raggiunge, lo prende per mano. Vanno in terrazzo, al piano di sopra. Mano nella mano stanno affacciati a contemplare la prima notte dell'anno o forse l'ultima notte del vecchio. Fa freddo, ma non le importa.
“Non sei stanca?” dice Fabrizio a un tratto.
“Che vuoi dire?” risponde lei.
“E' che non capisco...Tuo marito, di sotto...”
“Pensi che non gli voglia bene?” “Non lo so...”
“Certo che gliene voglio. Ma questo non c'entra. C'entra questa notte. O sei stanco?”
“No, no. Però...” “Allora vieni” dice lei andando verso la sdraio.

1° gennaio, le 6 e 30

Il cielo impallidisce e Fabrizio è appena andato via. Sono stati abbracciati a lungo, in silenzio, come voleva lei. “Sono stata bene”, pensa Letizia mentre si stende. “ma il prossimo anno non verrà, me lo sento. Peccato”. Bruno è lì accanto; Letizia si volta, per un po' sta intenta a guardarlo dormire. E sorride.
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