Ritrovare se stessi nella relazione con gli altri

“La mente è il processo che regola il flusso di energia e informazione, dentro di noi e tra di noi” Daniel Siegel
“Ogni vita vera è incontro.”
Martin Buber
In un mondo sempre più orientato alla ricerca del benessere interiore, molte pratiche spirituali e filosofiche mirano a calmare la mente e ad accedere a uno stato più profondo di consapevolezza. Ma che cos’è, davvero, la mente? È solo un’attività del cervello, oppure qualcosa di più profondo e relazionale?
Un contributo particolarmente rilevante a questa riflessione arriva da Daniel Siegel, neuropsichiatra e autore di riferimento nel campo della neurobiologia interpersonale, una disciplina che integra neuroscienze, psicologia dello sviluppo, teoria dell’attaccamento, mindfulness e dinamiche relazionali. Secondo Siegel, la mente non è soltanto il risultato dell’attività cerebrale (fatta di energia e informazioni) ma nasce e si sviluppa anche grazie alle relazioni interpersonali. Mente, cervello e connessioni con gli altri costituiscono, quindi, un sistema integrato e interdipendente.
Il principio di integrazione: come la connessione armonica tra elementi distinti crea un tutto funzionale
Siegel indica l’integrazione come la capacità del cervello e della mente di integrare diverse parti di sé (biologiche, psicologiche, relazionali, ecc.). Quando manca integrazione, emergono stati di caos o rigidità mentale mentre, al contrario, quando il sistema è integrato viviamo in un flusso armonioso, capace di adattamento e flessibilità. Promuovere l’integrazione a tutti i livelli significa, quindi, favorire una mente coerente, autentica ed equilibrata. Semplificando, possiamo dire che, secondo l'autore, le esperienze che viviamo non solo influenzano la creazione di nuove connessioni neuronali attraverso la neuroplasticità, ma contribuiscono anche a trasformare il nostro modo di percepire il mondo e di entrare in relazione con gli altri. In questo modo, plasmiamo le nostre esperienze e creiamo una vita più sintonizzata e in salute, ovvero rivolta al rispetto delle specificità senza dimenticare l’unicità degli elementi e la connessione tra di essi.
“MOI”: il superamento dell'opposizione tra me e noi
Questa prospettiva sollecita l'uomo contemporaneo, spesso imprigionato in un’identità individualistica e isolata, a rivedere il concetto di Sé in una luce nuova. Recuperando la saggezza delle tradizioni antiche, che ci guidano da un Sé isolato verso un Sé relazionale, diventiamo consapevoli di essere parte integrante della rete vivente dell’esistenza e profondamente connessi agli altri, alla natura e alla Vita stessa.
Coltivare una forma di identità più autentica, fluida e profondamente connessa, significa integrare mente, relazioni e vita in un’esperienza unificata e nutriente.
Le sue parole esprimono con forza questa visione:
“Percezioni e convinzioni sono frutto di un processo di costruzione, e se la mente compie un grande errore in questo processo, la conseguenza è una percezione distorta - un'illusione - o una percezione e una convinzione errate - un delirio.
Se questo genere di delirio costituisce il filo conduttore della nostra narrazione autobiografica (...) corriamo il rischio di rimanere invischiati in un nebuloso disorientamento, creato dal proprio delirio, che ci induce a basare le nostre decisioni di vita su ragionamenti errati, portandoci fuori strada nelle nostre scelte”.
L’emergere della compassione e di una connessione da cuore a cuore
Quando riusciremo a superare il dualismo costituito dall’individualismo da un lato, e dal collettivismo dall'altro, favoriremo l'unione delle due dimensioni fondamentali della nostra identità, il me - il sé corporeo, unico e differenziato - e il noi - la dimensione relazionale, interconnessa con gli altri.
Appare perciò necessaria un'evoluzione umana che rispetti le differenze e al contempo onori la connessione tra le parti. Sulla base di questa visione Siegel crea un ponte tra queste due dimensioni dando origine a una forma intraconnessa di identità, il MOI (Me + We), ovvero un Sé che abbraccia contemporaneamente l’individualità e l’appartenenza. Egli ci esorta dunque ad ampliare la nostra identità e il senso di connessione, per fare esperienza di un Sé che va oltre il corpo, che trascende le relazioni e supera persino le nostre credenze, cosicché da sentirci parte di un universo molto più vasto. La consapevolezza di percepirsi parte di un tutto più ampio ci incoraggia ad adottare azioni che sostengono la costruzione di questo Sé integrato.
Per chiarire questa riflessione, Siegel crea un neologismo: intraconnessione, ovvero “il senso di connessione all'interno di un insieme e il senso di totalità unitaria esperito dal di dentro”.
Essere intraconnessi non significa solamente vivere una relazione con gli altri o con l’ambiente, ma sentirsi parte integrante di un sistema più grande, come un tutto interconnesso. Questo implica non solo la conoscenza della relazione, ma un'esperienza vissuta di appartenenza, in cui il Sé non è separato ma intimamente inserito nel contesto relazionale e ambientale.
Riscoprirci attraverso la relazione con l’altro, senza rinunciare alla nostra individualità, significa riconoscere che l’identità più autentica nasce proprio dall’integrazione tra ciò che siamo interiormente e ciò che costruiamo insieme. È perciò nella rete della vita, nelle connessioni che ci uniscono, che possiamo davvero ritrovare noi stessi.