18 Marzo 2018 - Musica
Storia e curiosità delle collaborazioni dell'astrofisico inglese con la leggendaria rock band
Stephen Hawking e i Pink Floyd: un binomio inaspettato
E' il 1993 quando un’azienda di comunicazioni inglese, la BT Services, lancia uno spot televisivo in cui veicola l’idea che i maggiori successi della razza umana siano stati ottenuti grazie alla capacità di comunicare. La frase era: “Per milioni di anni, l’umanità ha vissuto proprio come gli animali. Poi avvenne qualcosa che diede libero sfogo al potere della nostra immaginazione. Imparammo a parlare”. I direttori della campagna pubblicitaria decidono che il messaggio dev’essere riportato direttamente dalla voce del grande astrofisico Stephen Hawking, costretto ormai da una trentina d’anni sulla sedia a rotelle per via di una malattia degenerativa e all’utilizzo a partire dalla metà degli anni ’80 di un particolare sintetizzatore vocale per comunicare col mondo. Lo spot ebbe grande successo, fu trasmesso in Gran Bretagna per ben due anni impattando sulle menti degli spettatori come in pochi altri casi di televisione commerciale. Tra quegli spettatori c’era anche David Gilmour, leader incontrastato dei Pink Floyd dopo la dipartita di Waters e le battaglie legali che ne conseguirono. “E’ lo spot televisivo più potente che abbia mai visto in vita mia” dichiarò il chitarrista: la leggenda vuole che ne rimase talmente commosso da essere indotto alle lacrime.
La prima collaborazione
Nell 1994 esce il quattordicesimo album dei Pink Floyd, “The Division Bell”. Al suo interno si trova Keep Talking, brano tra i più famosi e amati della band, che affronta nuovamente il tema tipicamente floydiano della problematicità della comunicazione e raggiunge la prima posizione nella classifica Mainstream Rock Songs stilata in quell’anno dalla rivista americana Billboard. Dopo una intro molto d’effetto, una base ritmica programmata a sequenze su cui s'innesta serrata la chitarra di Gilmour, all’improvviso fa la comparsa un sample audio tratto proprio dalla pubblicità dell’anno prima, con la voce di Hawking perfettamente incastrata tra le psichedeliche sonorità della band inglese, in una indimenticabile mescolanza di senso e utopia.
Il secondo contributo
Dopo vent’anni di silenzio, i Pink Floyd danno alle stampe l’album da studio “The Endless River”, inaspettato e imprevisto ultimo capitolo di una saga discografica in grado di segnare per sempre la storia della musica popolare del '900. Si tratta di un viaggio quasi interamente strumentale, non sempre convincente ma comunque di grande impatto e fascino, completamente slegato dalle mode del momento e dalle tendenze di mercato. Talkin’ Hawkin’, quattordicesima traccia del disco, riprende ancora una volta una parte (diversa) delle parole pronunciate nello spot televisivo del 1993, sommergendole tra i sintetizzatori del compianto Richard Wright e la quanto mai imperiosa chitarra di Gilmour: “La parola ha consentito la comunicazione delle idee, rendendo gli esseri umani capaci di lavorare insieme per costruire l'impossibile. Le più grandi conquiste dell'umanità sono venute parlando. Le nostre più grandi speranze potrebbero diventare realtà nel futuro. Con la tecnologia a nostra disposizione, le possibilità sono illimitate. Tutto ciò che dobbiamo fare è assicurarci di continuare a parlare”
Il potere dell'essere umano
Benché non si sia mai pronunciato apertamente su questi due brani, Stephen Hawking era un dichiarato fan dei Pink Floyd, dei quali assistette anche ad alcuni concerti. La sua dipartita lascia un vuoto incolmabile nella comunità scientifica ma la sua parabola umana, lacerata da sofferenze e privazioni, ha i tratti del miracoloso. Per la persona comune, immersa nella quotidianità, l’immagine del matematico, fisico e cosmologo inglese, richiama il potere dell’immaginazione, la facoltà sopita nell’essere umano di creare la realtà prima nella mente e poi nella materia, la convinzione che elevarsi verso le stelle sia l’ancora di salvezza quando la vita tende a impantanarsi più prosaicamente nella terra.