Il bambino interiore ferito - InEsergo

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10 Settembre 2022 - InterEssere

Ovvero come scoprire (e accettare) i molteplici aspetti della personalità

Il bambino interiore ferito
  
“Tutti noi – nessuno escluso – siamo nati con le potenzialità per crescere. Se impariamo a mettere in pratica questo potenziale, vivremo una vita d’intensità e di pienezza indicibili. Riusciremo a sviluppare delle risposte di crescita che ci permetteranno di andare ovunque e di fare qualsiasi cosa. [...] Crescere è la nostra vera ragione di vita. I processi umani rappresentano il veicolo della nostra crescita. Noi, come esseri umani, siamo il prodotto dei nostri processi. In effetti, siamo umani solo se siamo in grado di gestire i processi umani. E alla fine, o moriremo crescendo, oppure moriremo condizionati ed impotenti, profughi e senza casa nel nostro stesso mondo”
Robert Carkhuff, L’arte di aiutare

Dentro ciascuno di noi c’è una parte che conserva le caratteristiche di quando eravamo piccoli, sia quelle belle che quelle più problematiche. Il Bambino Interiore è uno degli aspetti più delicati della personalità, in contatto con le esigenze più profonde. Durante il processo formativo questo angolo del sé deve ridurre le proprie esigenze e rischia di finire accantonato: il mondo non è un posto sicuro per un essere così sensibile e vulnerabile, meglio sviluppare altri aspetti più funzionali al contesto in cui ci troviamo a vivere.

Tutti siamo stati cresciuti non con l’attitudine a diventare, sperimentare, ciò che siamo realmente, bensì a interpretare i comportamenti che gli altri si aspettano da noi. Per questo le nostre naturali qualità finiscono per modificarsi: l'innocenza diventa sospetto, la fiducia diffidenza, la spontaneità si trasforma in scoraggiamento e insicurezza, la vitalità può mutare in depressione o carenza di energia, la naturale capacità di autoaffermazione si traduce in ribellione o asservimento, l'entusiasmo diviene preoccupazione, la fluidità lascia il posto alla tensione, e via dicendo.

La parte più recondita

Ciò non significa che il Bambino Interiore scompaia: si nasconde, e dal suo nascondiglio vede, sente e percepisce, anche se non ne siamo consapevoli. Tra le sue tante caratteristiche prendiamo in esame la vulnerabilità. Nel suo stato naturale la vulnerabilità è tenera, ricettiva, espansiva. Ma senza fiducia essa viene contaminata dalla paura, dalla solitudine, dalla vergogna. La vergogna porta inevitabilmente con sé altri sentimenti profondi: tradimento, dolore, rabbia, impotenza, disperazione. Indipendentemente dalle strategie che abbiamo scelto per sopravvivere, dentro rimane questo Bambino ferito, solo, che, nonostante il suo disperato bisogno degli altri, non riesce ad aprirsi. Per il Critico sarebbe terribile se gli altri sapessero, lo vedessero.

La chiave per interrompere la mortificazione della parte più sensibile consiste nell’assumerci il compito di accudirla, guarendo così i sentimenti di vergogna e umiliazione. Fintanto che non lo facciamo è il Critico Interiore a fungere da genitore del Bambino, nell’unico modo che ha conosciuto, ossia come facevano i nostri genitori quando eravamo piccoli.

A mano a mano che emergerà un centro, un Io consapevole, saremo in grado di prenderci cura di noi stessi scoprendo la possibilità di avere una visione diversa delle cose, una gamma di scelte molto più ampia. Realizzare chi siamo, come operiamo, divenire coscienti del meraviglioso sistema di parti o sub-personalità che vivono in noi e osservare come interagiscono ci aiuta ad acquisire la capacità di scegliere come utilizzarle nelle varie circostanze della vita.

Gli attacchi del Critico

Il Critico Interiore è cresciuto con noi e si è specializzato nell’attivarsi quando dobbiamo agire, scegliere, decidere, chiedere o quant’altro, al fine di evitarci il malessere e la sofferenza derivanti dalla vergogna e dalle umiliazioni che potrebbero discendere da azioni inappropriate. È detto anche Super-ego, con riferimento a quella parte della struttura psichica che, attraverso giudizi, ammonizioni, rimproveri e premi protegge il senso di identità sostenendolo con una particolare raffigurazione della realtà, facendoci vivere in un mondo interiore basato su immagini e non sulla connessione e interazione di individui reali. In pratica viviamo e ci relazioniamo tutti attraverso maschere che rappresentano chi e come dovremmo essere, modificando la percezione interna ed esterna a noi.

Ogni volta che percepiamo un senso interiore di disagio, agitazione, ansia, soggezione, vergogna, senso di colpa, rifiuto di noi stessi, tensioni o contrazioni nel corpo, allora stiamo subendo un attacco del Critico e reagiamo in uno dei seguenti modi: fingendo, arrossendo o sbiancando, nascondendoci, negando i nostri sentimenti, andando in stato di shock, congelandoci, attaccando, impegnandoci in attività, limitando la nostra vitalità e sessualità, adeguandoci all’altro o alla situazione. Questi meccanismi sono totalmente inconsci: generalmente, infatti, ci rendiamo conto (se ce ne rendiamo conto) di esser sotto attacco del Critico Interiore quando ormai l’attacco è già avvenuto.

Profonda consapevolezza

Bene, a questo punto è evidente che questo Critico Interiore esiste dentro di noi, quindi che fare? Come ridurne il potere? Come evitare di lasciargli sabotare la nostra vita, le nostre relazioni? Innanzitutto, ripetiamo: noi non siamo il Critico, ma vi ci siamo completamente identificati; quindi, la prima cosa da fare è prendere atto che è solamente una parte importante della personalità, cominciare a farne la conoscenza e a scoprire le regole di comportamento a lui più care. Più ci rendiamo conto della complessità che ci compone, tanto più diminuirà il potere di azione del Critico e si amplierà la zona di influenza di un Io capace di gestire le sue molteplici sfaccettature.

La trasformazione e la comprensione del Critico sono fondamentali, poiché rendono positivo ciò che prima aveva valenza negativa. Ad esempio: il giudizio diviene obiettività; il fare meglio solo per esser accettati dagli altri diviene fare meglio per se stessi, con pazienza e disciplina nel rispetto di limiti e vulnerabilità; l’autorevolezza nel contestare muta in senso di sicurezza e capacità di esprimersi con chiarezza. Un Critico trasformato favorisce la crescita dell’autostima, nonché la fiducia nelle nostre intuizioni personali.




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