Emozioni - InEsergo

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Una bussola per crescere

Emozioni

Il mio desiderio è la reciprocità; ti chiamo egoista.
Il mio desiderio è la connessione; ti chiamo inaccessibile.
Il mio desiderio è la sicurezza; ti chiamo irresponsabile.
Il mio desiderio è l'accettazione; ti chiamo ottuso.
Il mio desiderio è il calore; ti chiamo freddo.
Desidero ardentemente un senso e ti chiamo superficiale.
Il mio desiderio è l'integrità; ti chiamo maleducato.
Il mio desiderio è la fiducia; ti chiamo inaffidabile.
Il mio desiderio è la cura; ti chiamo insensibile.
Il mio desiderio è l'intimità; ti chiamo sbadato.
Il mio desiderio è la creatività; ti chiamo quadrato.
Voglio che tu mi ascolti e ti chiamo sordo.
Il mio desiderio è l'onestà; ti chiamo falso.
Il mio desiderio è l'incoraggiamento; ti chiamo scoraggiante.
Il mio desiderio è la responsabilità; ti chiamo irresponsabile.
Il mio desiderio è l'autostima; ti chiamo stupido.
Il mio desiderio è il supporto; ti chiamo rammollito.
Desidero così tanto essere notata e ti chiamo cieco.
Karina Hoffman

Osservare senza valutare

Quando ci si trova a gestire un conflitto, o ci si apre semplicemente a un confronto, per prima cosa può essere molto utile non confondere l'osservazione con l'interpretazione. Rimanere concentrati solo sui pensieri, le credenze, può rendere difficile la sintonizzazione sui sentimenti, nostri e altrui, e quindi comunicare all'altra persona con chiarezza ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Quando giudichiamo noi stessi o gli altri, sprechiamo molte energie che potrebbero essere usate per diventare più consapevoli su ciò che è vivo in noi, sviluppare relazioni empatiche e trovare soluzioni creative.

Il problema non riguarda tanto ciò che proviamo e sentiamo ma credere che l'unico modo per comprendere e comunicare ciò che avviene dentro di noi sia solo attraverso giudizi moralistici come giusto/sbagliato, torto/ragione, buono/cattivo. Sposare inconsapevolmente e acriticamente le nostre convinzioni e punti di vista ci allontana dal nostro stato naturale di empatia e di armonia e può condurci ad agire in modo distruttivo, limitato e disconnesso.

Quando non c'è chiarezza e connessione, quali sono le principali emozioni che emergono?

L’autrice e formatrice CNV Liv Larsson, nel suo recente libro Rabbia, colpa e vergogna. Riscoprire potere e scelta (Esserci ed., 2022) sottolinea come, quando la colpa e la vergogna vengono usate per condizionare o manipolare il nostro pensiero e la nostra azione, esse possono farci tacere oppure indurci a comportamenti lontani dalla nostra volontà. Quando una persona, anche se inconsapevolmente, "invita" l'altro a stare in una zona emotivamente faticosa, quest'ultimo cercherà molto probabilmente solo di difendere la propria posizione piuttosto che comprendere veramente ciò che il suo interlocutore sta provando o chiedendogli di fare. L'autrice suggerisce di fare un movimento diverso e pensare a queste emozioni come "segnali che abbiamo spostato la nostra attenzione dai sentimenti dentro di noi, che servono direttamente la vita, a un sistema basato sulla competizione, sulla gerarchia e sul dominio".

In particolare, se invece di cercare di allontanare o mettere a tacere ciò che proviamo, ci sintonizziamo su ciò che è significativo per noi sarà più facile illuminare ciò che sta succedendo nella nostra interiorità e quindi connetterci con compassione e cura ai valori degli altri senza rinunciare ai nostri bisogni.

Ancora, quando pensiamo che la nostra emozione è stimolata dall'azione altrui ci sganciamo dalla convinzione che la persona è causa del nostro sentire, ci assumiamo la responsabilità della nostra scelta e permettiamo a noi stessi e agli altri di aprirci al vero dialogo. Arrivare a questa profonda consapevolezza significa che non utilizzeremo il senso di colpa e la punizione per cercare di manipolare l'azione dell'altro ma accoglieremo i sentimenti e i bisogni di tutti, scegliendo una via più rispettosa ed equa.

Ad esempio: Giulia dopo una giornata intensa, tra lavoro e varie attività con i suoi figli, arriva a casa stremata dalla stanchezza. Varcata la porta di casa, i figli, stanchi anche loro, iniziano a farle mille richieste. Lei si barcamena tra la preparazione della cena e le pretese dei bambini. Nel frattempo torna il marito che era andato in bici e lascia le impronte di fango sul pavimento. A quel punto Giulia scatta come una molla e investe il marito dicendogli che è un menefreghista e un pigro! Dopodiché, vedendo la faccia del marito e dei bambini che la guardano sorpresi e anche un po' spaventati, si vergogna e si sente in colpa per questo sfogo. Cosa sta succedendo dentro Giulia? Se si collegasse ai suoi sentimenti e ai suoi bisogni, il giudizio e le emozioni che prova potrebbero aiutarla a capire ciò che vorrebbe e che invece non ha trovato. Facendo chiarezza in lei avrebbe la possibilità di fare quel respiro che separa il pensiero dall'azione e che le consentirebbe di comunicare in modo assertivo ed empatico. Quindi, potrebbe permettere al marito di capire ciò che lei vorrebbe diminuendo la possibilità che quel giudizio diventasse un muro che li separa. Ritornando al nostro esempio, Giulia facendo un momento di auto-empatia, potrebbe usare la rabbia e la vergogna come un prezioso "campanello d'allarme" che l'aiuterebbe a connettersi a ciò che è vivo in lei. Passando dalla confusione alla chiarezza riuscirebbe a orientarsi e, a quel punto, invece di stare a rimuginare in pensieri che la allontanerebbero dal marito e dai figli, potrebbe dire al marito che, essendo molto stanca, avrebbe bisogno di supporto e di riposo.

Dalla ‘confusione’ alla ‘connessione’

Quando ci si apre a una simile esperienza, come possiamo evincere da quest’esempio, è possibile giungere a un approccio completamente diverso in cui l'intenzione principale è tenere conto dei bisogni di tutti. Quindi, se non siamo consapevoli delle immense informazioni che possono donarci queste emozioni e ne rimaniamo avviluppati in un ciclo senza fine, blocchiamo la nostra evoluzione reiterando una sterile ripetizione degli stessi "errori".

C'è molto potere che viene perduto nell'inconsapevolezza e/o nella repressione di queste emozioni: se riusciremo a superare resistenze personali e culturali e a riconoscere e sfruttare l'immenso potenziale che è dentro di noi, sarà più facile vivere una vita più consapevole, fiduciosa e libera. Probabilmente, sarà una via faticosa perché mostrare il fianco scoperto richiede coraggio e fiducia. Ma percorrendo questo nuovo sentiero sentiremo che qualche cosa si inizia a sciogliere, che finalmente la morsa si inizia ad aprire un po' e inizieremo a fare respiri più ampi e leggeri.


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