Attentato di Mosca: Isis o false flag? - InEsergo

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04 Aprile 2024 - Attualità

Dietro le quinte del terrore
 
Attentato di Mosca: Isis o false flag?
 
La Russia in lutto e sotto shock. Sono più di 140 le vittime dell'attentato di venerdì 22 marzo sera al Crocus City Hall di Mosca, il peggior attacco terroristico nella storia del paese da oltre un decennio. Secondo le Intelligence e i media occidentali la responsabilità è dell'Isis-K che ha rivendicato l’attentato tramite il canale Amaq. Invece, il Cremlino sembra concentrare la sua attenzione sull’Ucraina, alimentando il timore che Mosca voglia attribuire a Kiev l’intera operazione per giustificare un’ulteriore escalation nel conflitto in corso.

Isis-Khorasan, il ramo dell'organizzazione terroristica attivo principalmente in Afghanistan e nel Caucaso, ha rivendicato l'attacco, pubblicando prima le foto degli attentatori e poi un video dell'assalto dalla prospettiva dei terroristi. Politici russi accusano l'Ucraina di essere coinvolta. Kiev nega decisamente ogni addebito, ma fonti di intelligence Usa confermano la presenza di un “flusso costante di informazioni, fin da novembre, sull'intenzione dell'Isis di colpire in Russia”, informazioni che sarebbero state condivise con Mosca. Questa è la narrazione ufficiale dei media e delle rispettive propagande, ma noi dobbiamo capire una volta per tutte cosa significa ISIS.

L'ISIS è una fantomatica agenzia transnazionale che arruola fanatici disposti a tutto, mercenari islamisti che si prestano al ruolo di candidati manciuriani, che forse sanno di esserlo, forse no, visto il livello culturale che li distingue. Sicuramente lo sanno i loro mandanti e padroni che, in un network labirintico del terrore, vantano collegamenti con l'occidente, il Medioriente e oltre. Potremmo definirlo una sorta di moderna Spectre, con la sua gerarchia piramidale e devoti sacrificabili, talvolta ricattati e costretti a morire per cause ignote, vendute come guerre religiose e scontro di civiltà. Cui prodest le gesta di questa agenzia terroristica transnazionale? Sicuramente non giova alle vittime dei loro attentati, non giova alla causa islamica, ma giova, giocoforza, ai complessi militari che producono e vendono armi, compresa tutta la variegata filiera annessa dove troviamo le Ur-logge di riferimento e tutte le multinazionali.

Quindi, giova in primis al grande intreccio di affari in corso e, come fu per la vendita dei vaccini, le multinazionali impegnate in questa vasta operazione bellica sono arpie pronte a tutto pur di continuare i conflitti in corso. Gli avatar governativi e politici vengono in secondo piano, compresi tutti i leader politici che conosciamo e, volenti o nolenti, sono anch'essi subordinati. Ricevono ordini, devono rispettare agende, sono ricattati e minacciati in continuazione. Il Military–Industrial Complex è una costola importante delle sovra gestioni, essendo a sua volta sovra gestione militare transnazionale, ed è deputato a creare scenari bellici per conto degli interessi condivisi dallo stesso network. Il terrorismo internazionale è quindi un'arma importante plasmata dai Servizi deviati per conto di queste entità superiori. Tornando all'attentato di Mosca, chi potrebbero essere i mandanti?

Vediamo di teorizzare tre possibilità:
1) Proprio perché storicamente il terrorismo serve a stabilizzare e celebrare lo status quo, se questa nuova ondata di attentati colpirà, come in passato, anche paesi occidentali, i mandanti potrebbero essere gli USA e l'Inghilterra, insieme alla loro filiera diversamente declinata, che comprende anche paesi arabi, oltre a diversi paesi allineati. Questi governi sarebbero il mezzo per portare avanti l'agenda delle rispettive sovra gestioni e non l'apice della piramide, pur essendo importanti pedine con il loro peso specifico.
2) Se l'attentato o eventuali futuri attentati, saranno confinati solo sul territorio russo, i mandanti potrebbero essere quelli della fazione opposta, ovvero le sovra gestioni che hanno in Putin il loro avatar principale. In questa possibilità, la Russia verrebbe percepita dai media e dal mondo come vittima e non più solo come carnefice, e in patria, Putin come il salvatore dei due mondi. Quindi, sarebbe valida la suggestione di una false flag, ovvero, della strategia della tensione interna nella sua accezione classica di cristallizzazione del potere ad libitum, anche e soprattutto simbolicamente nell'inconscio collettivo di un popolo.
3) La terza suggestione potrebbe riguardare la famosa strategia delle convergenze parallele, ovvero, un interesse comune nel creare caos per giustificare un inasprimento del conflitto, compresi paventati scenari nucleari. Una sorta di condivisione di regole, dove ognuno se la gioca e vince il più forte per stabilizzare i ruoli in campo e certificare nuovi rapporti di forza nel risiko globale, nel futuro Nuovo Ordine Mondiale. In questo caso le agenzie del terrore come l'ISIS, o la nuova variante ISIS K, sarebbero solo il mezzo per velocizzare il processo in atto.

Le sovra gestioni, oltre a creare e utilizzare i propri candidati manciuriani, in modo che i paesi sotto il loro controllo possano portare avanti le rispettive agende globaliste e di spartizione, necessitano di comunicazione simbolica, di messaggi, diciamo, abbastanza peculiari. Questa comunicazione subliminale e simbolica non avviene tramite telefonate di ambasciata, ma tramite avvenimenti shock mediatici, come sciagure, delitti rituali, incidenti apparentemente casuali, ma sempre molto sincronici.
Questi eventi veicolati in mondovisione agiscono nell'inconscio collettivo delle popolazioni e servono a far metabolizzare i nuovi cambiamenti, che poi saranno accettati dalla maggioranza dell'opinione pubblica quando si passerà alla fase successiva.

Nei piani alti servono a celebrare e stabilire nuove tappe, passaggi e mutamenti geopolitici. Il crollo del ponte di Baltimora potrebbe fare da contraltare comunicativo/bellico all'attentato di Mosca, pur essendo apparentemente due episodi completamente differenti. Il ponte non è solo un’opera d’ingegneria, ma ha un significato simbolico come ponte della memoria, perché a livello ancestrale è collegato a un luogo significativo come era il castello. Contemporaneamente rappresenta il passaggio verso il futuro. Il crollo del ponte rappresenta una scissione, una rottura dell'ordine costituito, quindi una nuova fase all'interno dello scontro in atto. Forse un segnale che qualcosa si è interrotto e ora bisogna alzare il tiro e passare alla nuova fase bellica. La primavera è alle porte, il grande Moloch ha ancora fame.




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