Quattro Luglio 1999 - InEsergo

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Quel giorno in cui Martin Palermo mi rubò la ragazza

Quattro Luglio 1999
  
“Ero il migliore e ora sono il peggiore, ma la verità è che non è morto nessuno. Se ci fosse stato un quarto rigore avrei calciato anche quello. Giocherò ancora titolare? Un giocatore non può essere cambiato perché sbaglia tre rigori: durante la partita mi sono reso utile, rispettando le consegne dell'allenatore”.
Martin Palermo

Era il 4 luglio 1999, avevo 14 anni e con molta probabilità ero vestito male e pettinato peggio. Per chissà quale scherzo del destino una ragazza che mi piaceva aveva accettato di fare un giretto a piedi con me.

La passeggiata non durò molto perché a uno dei due venne fame e ci fermammo in un locale che faceva panini e altra roba da mangiare. Solitamente la tv di quel locale era sintonizzata su MTV o un canale del genere, quella volta no, quella volta era sintonizzata su un canale televisivo che non esiste neanche più, quella sera trasmettevano una partita di Coppa America: Argentina-Colombia. E qui entra in gioco il protagonista della nostra storia, Martin Palermo detto El Loco. In Sudamerica non ti chiamano il Loco (il pazzo) senza una ragione precisa: è il continente che ha visto nascere la corrente letteraria del Realismo Magico e poco importa se Gabriel García Márquez fosse colombiano. La Colombia in parte c'entra con questa storia.

Dicevamo del Loco Palermo, uno capace di fracassarsi un ginocchio per esultare e arrampicarsi sulla traversa per fare un goal di testa, un Loco, un degno rappresentante del Sudamerica più sanguigno e affascinante. Quella sera è lui il numero 9 dell'Argentina e non sa ancora che sta per scrivere una pagina di storia, la sua - del calcio, della commedia, della tragedia - e in parte della mia.

Io e la ragazzina ci guardavamo negli occhi, tra di noi credo ci fosse una Coca Cola, del resto la Coca Cola c'è quasi sempre, in certi villaggi sperduti dicono ci sia il banner della Coca Cola e non il Crocefisso.

Il mio occhio sinistro virava ogni tanto sulla partita, ma lei non aveva colpa, lei doveva essere bellissima e per come ero messo io a 14 anni sicuramente non la meritavo, era colpa del fascino, dell'assoluta mancanza di definizione delle immagini, del velo di mistero che avevano queste partite che vedevi una volta ogni quattro anni se andava bene e spesso non andava bene perché la Pay Tv noi non l'avevamo.  

Spesso mi sorprendevo a fantasticare su di lei, erano secondi infiniti in cui ci tenevamo per mano in un lungo piano sequenza che dopo avrei scoperto somigliare a quelli di Terrence Malick, e di colpo ritornavo sulla terra tirato giù dalla voce dei telecronisti e da quel prato verde a tratti sconnesso.  

Quella sera c'erano delle buonissime premesse, c'era il mare, c'era caldo, era estate e d'estate le cose se devono accadere accadono quasi più facilmente che in inverno, chissà come mai, chissà chi lo ha deciso.

Fischiano un rigore per l'Argentina, lei leggeva il menù distrattamente, in quel locale alcuni panini avevano il nome di qualche attore famoso che dubito sapesse o soltanto immaginasse che un panino portasse il suo nome, ma credo sia uno dei rischi del mestiere. Il Loco si presenta sul dischetto e lo sbaglia, poco male, continuiamo la conversazione con la ragazza che piano piano entrava nei miei sogni con gli scarponi da trekking. Fischiano un secondo rigore per l'Argentina, il Loco si presenta sul dischetto, ha il ciuffo biondo ossigenato e gli occhi coraggiosi, tira e lo sbaglia per la seconda volta, in sala si ride, l'uomo che fa i panini ha un'espressione sonnecchiante, la ragazza non capisce, io non voglio spiegarglielo perché ho la sensazione che farò la figura dello scemo, un presagio corretto, di lì a poco avrei fatto la figura dello scemo sul serio.

La conversazione inizia a latitare, del resto a 14 anni non c'è molto da stupirsi, Lei adesso si annoia, io non ci so fare, sono giovane, non ho esperienza e anche se l'avessi avuta… Nel frattempo, in Sudamerica stava succedendo l'impensabile, il Loco di nuovo sul dischetto, un altro errore, il terzo. Non era mai successo, ero rapito, il pubblico rideva, i calciatori della Colombia ridevano, in Argentina probabilmente nostro Signore aveva preso svariate forme e quasi nessuna delle quali poteva essere definita lusinghiera.

Ormai ero completamente rapito dalla partita. Lei forse umiliata, sicuramente delusa, andò via lasciandomi un "Robert de Niro" da pagare, poco male avrei pensato anni dopo, sicuramente lo avevo meritato.

Non ci sentimmo più, visti poco e di sfuggita, con il tempo la ragazzina avrebbe preso le sembianze di una porta troppo piccola e di un rigore tirato davvero male, del resto l'inadeguatezza tende a prendere molte forme e più tempo passa più diventano chiare e varie.  

Quattro anni dopo quasi per casualità mi mandò un messaggio in cui pressappoco mi chiedeva se avessi perso ancora tempo a guardare le partite, avevo 18 anni e la risposta fu chiaramente sì, ironia della sorte in Tv trasmettevano la coppa America, Juan Sorin stava andando via sulla fascia sinistra, non ricordo però se in attacco c'era il Loco Palermo, ricordo solo che risposi con delle frasi evasive. Mi sa che con lei non era destino, non lo sarebbe stato a prescindere, anche se non avrei mai immaginato che il mio, di destino, avrebbe avuto le sembianze di Martin Palermo. Avrei scommesso che sarebbe stato più somigliante a un Coyote.


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